Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      202 - STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      co'sigilli di piombo. Il pontefice giurò di vendicarsi, e senza veruno indugio pagò centomila fiorini d'oro a una compagnia di venturieri inglesi — che con altre due masnade devastava la Provenza, e aveva anco minacciata Avignone—e la mandò al Marchese di Monferrato perchè riaccendesse la guerra contro i Visconti. Gli stranieri, oltre i consueti flagelli che seco recavano tutte le compagnie di ventura, portarono la peste che si estese e desolò mezza la Italia.
      Frattanto essendo morto Innocenzo, l'abate di San Vittore in Marsiglia, che era uno de'nunzii sopraccennati, fu eletto papa, e prese nome Urbano V. Egli, come sogliono fare tutti i principi nuovi che per destare entusiasmo fra'popoli gì'inebriano manifestando con risuonanti paiole maravigliosc promesse, annunziò oramai essere suo intendimento ricondurre la sedia di San Pietro in Roma. Imperocché la stanza del papato in Avignone, le dissolutezze dei chierici, e l'abietta sommissione del capo della Chiesa ai re di Francia avevano stancata la pazienza dei popoli, sì che da ogni parte della cristianità sorgevano virulenti e continui rimproveri contro l'avara Babilonia. Manifestò anche il pensiero di volere rinnovare le antiche crociate contro gì' Infedeli che procedevano vittoriosi verso l'occidente. Ma forse e il ricondurre la corte pontificia a Roma e la impresa di Terra santa altro non erano che pretesti, dacché supremo scopo ai desiderii del papa era quello di abbassare e severamente punire i Visconti, e impedire lo ingrandirsi degli altri tirannucci delle italiche terre a danno della potestà della Chiesa e dell'impero. E però il papa e l'imperatore, un tempo irreconciliabili nemici per gara di predominio, adesso, essendo pari le condizioni loro, avevano uguale desiderio. Fu questa la cagione che mosse Carlo IV, o spontaneo o invitato, ad andare in Avignone, dove egli e il papa fermarono i patti per la loro andata in Italia, che doveva aver luogo nel maggio del 1367.
      Urbano difatti in quel mese giunse a Genova dove s'intromise fra le civili discordie e riconciliò le fazioni. Nel giugno approdò a Cornoto, e vi fu accolto dal cardinale Albornoz, che in quattordici anni aveva riconquistato alla Chiesa le terre, quasi tutte già sottrattesi alla sua dominazione. Dicesi che


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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