Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIUIIO SETTIMO.
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il pontefice gli chiedesse conto'della pecunia da lui spesa, e che il fiero cardinale non rispondesse altramente che inviandogli un carro pieno di chiavi delle città da lui ridotte alla obbedienza della Santa Sede. Questo atto bastò a far rinsavire Urbano, il quale, susurranti i molti invidiosi della gloria e potenza di Albornoz, era venuto in Italia pieno di maltalento contro lui. E'pare che il cardinale si sentisse trafiggere il cuore da cotesto insulto, imperocché due mesi e mezzo dopo cessò di vivere con infinito danno della ingrata corte di Roma. Innanzi di morire egli, che le aveva ridata la vita, volle renderle un estremo beneficio, consigliando e ammaestrando il papa a fermare contro i Visconti una formidabilissima lega, che poi fu pubblicata in sul principio d'agosto, e della quale erano parte il pontefice, lo imperatore, il re d'Ungheria, i Carrara, gli Estensi, i Gonzaga ed altri tiranni e Comuni. Il fine apparente e simulato di questa'alleanza era quello di sterminare le compagnie di ventura, ma il nascosto e vero era Io sterminio dei Visconti. I quali dal canto loro non se ne stavano inerti, e mentre chiedevano d'essere ammessi alla lega, collegavansi con tutte le compagnie di ventura, e stringevano vincoli di parentado con la casa d'Inghilterra come già si erano imparentali con quelle di Francia e di Baviera. Nel maggio del susseguente anno Galeazzo Visconti maritava la propria figliuola Violante a Lionello duca di Clarenza dandogli una ricchissima dote e la sovranità di cinque città nel Piemonte. Lionello in contraccambio gli procurava il soccorso della compagnia di Giovanni Aguto, ossia Hawkwood, terribile masnada d'Inglesi, che si era dianzi gettata sopra la Italia, e si rese poscia famosissima. I Visconti, come loro parve essere bene apparecchiati, si fecero primi ad accendere la guerra sul Mantovano, afforzandovisi in modo da sostenere l'impeto dell'oste formidabile, che — dicevasi — scendeva condotta dallo imperatore.
XXXII. Questi infatti, nel maggio del 1368, giunse in Lombardia. Il suo esercito ch'era numeroso andava crescendo per lo arrivo delle milizie collegate. La Italia allora si vide inondata d'Alemanni, Ungheri, Inglesi, Borgognoni, Francesi, Provenzali, Bretoni, Spagnuoli, Boemi, Sehiavoni e perfino di Po-
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