Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIUIIO SETTIMO.
207
fu costrelto a fuggire e cercare ricovero nelle case dei Salim-beni principali suoi partigiani, e lì rimase assediato dal capitano del popolo; il quale non volle spingere più oltre la vittoria potendolo agevolmente far prigioniero, ma per mostrargli quella riverenza di cui s'era reso indegno, lo fece pregare se ne andasse via da Siena. Parrebbero incredibili, ove non fossero affermati da scrittori contemporanei e testimoni oculari, gli atti d'umiliazione e d'abiettezza a'quali venne lo imperatore che fra gli altri tormenti pativa la fame. Pregava, piangeva, dava la colpa delle cose accadute a coloro che da lui erano stati incitati al tumulto, allo stesso suo capitano. Alla perfine promise d'andarsene, ma chiese un donativo di ventimila fiorini; e i Sanesi per disimpacciarsi di quel perfido e schifoso principe pagarono, e come lo videro partirsi tornarono al cittadino conflitto.
Da Lucca, dove egli era andato, mandò le sue milizie contro i Pisani, che valorosamente si difesero e le sconfissero. Allora gli cadde giù l'animo e pensò di tornarsene in Germania; ma prima di abbandonare la Italia volle provarsi a smungere nuove somme dai popoli. Dichiarò solennemente liberi i Lucchesi dalla dominazione di Pisa, e li fece padroni di tutta Valdinievole che era annessa al territorio fiorentino. I malarrivati Lucchesi che da cinquantasei anni vivevano nel servaggio, tuttoché fossero impoveriti dalle continue guerre, furono lieti di pagare all'avido monarca trecentomila fiorini; e rifacendo nuove leggi, ristabilirono il governo a comune. E mentre la sua cavalleria guastava il territorio di Pisa, egli spediva il Patriarca d'Aquileia a devastare quello di Firenze. I Fiorentini e i Pisani invece di avventurarsi alle sorti d'una nuova guerra che sarebbe dicerto tornata a loro vantaggio, ma richiedeva ingenti spese, pagarono, ciascuni cinquantamila fiorini, la rinuncia che lo imperatore fece d'ogni suo diritto sopra le terre loro soggette. Così non avendo più nulla a sperare, questo monarca accattone, che esercitava il mestiere d'assassinare e rubare in modo più abietto delle compagnie di ventura — masnade di franchi ed animosi predoni — per la via di Bologna fece ritorno alla Germania.
XXXVI. La perfidia di Carlo non mutò le condizioni dei
| |
Salim-beni Siena Sanesi Lucca Pisani Germania Italia Lucchesi Pisa Valdinievole Lucchesi Pisa Patriarca Aquileia Firenze Fiorentini Pisani Bologna Germania Carlo Carlo
|