Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBItO SETTIMO.
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      un popolo trionfante e rigoglioso di forze; oltreché i Bolognesi tenevano prigionieri due suoi figli e parecchi de'suoi capitani: onde egli chiese ed ottenne una tregua di sedici mesi.
      XXXIX. Dalle fiere e libere parole degli oratori fiorentini non che dalle nuove che sempre gli arrivavano vie più triste dalla Italia, il Papa comprese che non era da senno combattere la insurrezione universale dei popoli con le sole armi spirituali. E perù avendo assoldata una compagnia di venturieri Bretoni capitanati da Giovanni Malestroit, la spedi in Italia col cardinale Roberto di Ginevra, l'uomo d'indole più ferina che fosse nel sacro collegio. Il cardinale indusse Galeazzo Visconti a far pace col papa, il quale abbandonò spietatamente alla implacabile vendetta del tiranno lombardo tutti i Guelfi che, a nome della Chiesa e istigante la Chiesa, gli si erano dianzi ribellati. Bernabò rimase fedele alla Lega, ma il suo contegno era tale che i collegati forte ne suspicavano. Forse i due fratelli reputavano necessario rappresentare in una commedia due contrarii personaggi, volendo evitare i danni ai quali gli avrebbe esposti una piena vittoria riportata dalla Chiesa o dai popoli liberi.
      Roberto di Ginevra al quale pareva un gran che avere condotto fino a Bologna i suoi Bretoni traversando lungo tratto di paese, nel quale sarebbe stato agevole ai collegati e segnatamente ai Visconti impedirlo o sturbarlo, pensò di domare cogl' inganni i cittadini di Bologna ; offri loro un generale perdono e la potestà di reggersi a libero comune a solo patto di riconoscere la sovranità della Chiesa. Respinsero sdegnosamente ogni proposta i Bolognesi, dicendo non volere mai più avere fra loro alcun legato papale con qualsifosse autorità. E il cardinale dopo che ebbe sperimentate inefficaci tutte le sue arti volpine, fremente d'ira giurò che non si sarebbe allontanato da Bologna senza essersi prima lavato mani e piedi nel sangue dei ribelli. Mosse quindi le armi contro alcune terre e città minori, e sopravvenendo il verno, acquartierò i suoi Bretoni nel quartiere detto la Murata in Cesena. Come era da temersi le masnade straniere con le loro turpitudini e ferocità provocarono lo sdegno dei Cesenati; i quali sul cominciare del febbraio 1377 insorsero contro i Bretoni e quanti ne pre-


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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