Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIUIIO SETTIMO.
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popolo ; si bandissero o si dichiarassero magnati i nemici ; si vietassero per dieci anni gli ufficii a coloro, le cui case erano state arse ; si sospendessero per due anni i giudizii pei debiti minori di cinquanta ducati. Ai priori, abbandonati dai buoni cittadini fu forza assentire alle richieste del popolaccio; le quali poco dipoi vennero approvate dal consiglio generale. Per deporre le armi, gl'insorti chiesero che ai sindaci delle arti venissero consegnate le chiavi delle porte, e si facessero tornare addietro le milizie che erano state chiamate da' Signori e già trovavansi a poche miglia della città. La dimane, essendosi congregato il consiglio del Comune per sanzionare le concèssami fatte dal reggimento, il popolo si affollò in piazza schiamazzando orribilmente. E appena vide uno dei priori uscire di palazzo e in sembianza di fuggitivo avviarsi alle sue case, incominciò a gridare dicendo che i colleghi di lui dovessero fare lo stesso, altrimenti il popolo appiccava fuoco alle loro abitazioni e uccideva le mogli e i figliuoli. Invano Alamanno Acciaiuoli e Niccolò del Nero, che erano de'priori, protestando contro la popolesca violenza, dichiararono di non volere se non legalmente deporre quella autorità che era stata loro conferita secondo le leggi; abbandonati da tutti, furono costretti a cedere e a consegnare il palazzo al popolo, che v' irruppe dentro.
In quel mentre un popolano coperto di laceri cenci e scalzo, detto Michele di Landò, pettinatore di lane, tenendo in mano il gonfalone della giustizia, si volse al popolo dicendo: Questo palagio è vostro, e la città è nelle vostre mani; che vi pare egli che si faccia ora? — Il popolo gli rispose con un urlo gridandolo gonfaloniere, e dandogli autorità di riformare il reggimento. Accettò animosamente Michele ; e perchè aveva il cuore pieno di schietto e fervido amore per la patria libertà, con maraviglia di tutti fece prova d' una prudenza della quale nello infuriare di tanta procella non sarebbero stati capaci i più esperti uomini di Stato*—e ve n'era gran copia—che allora fossero in Firenze.
XL1II. Il governo era disciolto. I soli Otto della guerra rimanevano come quelli che s'erano congiunti al popolo nel fare la rivoluzione, e adesso pensavano dovere essi soli a loro
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