Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'226
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
Questi avvenimenti empirono di terrore gli animi di coloro che reggevano Firenze. La quale, se da parecchi anni erasi assuefatta a contentarsi della sterile amistà degli Angioini di Napoli, o almeno non avea cagione a vivere in sospetto di loro, adesso temeva l'ambizione del nuovo monarca spalleggiato dal pontefice Urbano ; il quale purché si potesse vendicare dello antipapa, non avrebbe posto il più lieve freno alle stemperatezze del principe. E nulladimeno la parte allora dominatrice in Firenze non avrebbe perduto lo Stato, ove non si fosse da sè condotta a rovina.
Fra i capi della già fatta rivoluzione erano due uomini di cospicue famiglie, Giorgio Scali e Tommaso Strozzi, i quali nel trionfo della fazione, che Niccolò Machiavelli per distinguerla dai popolani nobili, chiama plebea, e che adesso aveva nelle mani il governo, erano venuti in grandissima arroganza; ingiuriavano impunemente gì' inimici, turbavano la maestà dei Consigli, e tenevano numerose spie, per le quali facevano denunziare e punire chiunque. Un dì accadde che il Capitano del popolo, avendo dichiarata calunnia 1' accusa che uno di cotesti delatori aveva recata contro Giovanni Cambi, volesse punire la spia con la pena stessa meritata dallo accusato. Giorgio Scali invano con l'autorità sua cercò di trarre dalle mani della giustizia il suo satellite; e d' accordo con lo Strozzi nel gennaio del 1382 assaltò e saccheggio il palagio del Capitano del popolo. La quale nuova insolenza sarebbe andata, al pari delle altre molte, impunita, se la signoria, stanca di tanti soprusi, non avesse alla rovina dello Scali fatto acconsentire un altro dei capi del tumulto, cioè Benedetto Alberti. Era questi uomo ricchissimo, della patria libertà amatore, severo ma giusto e aborrente dai modi tirannici in qualunque uomo o partito si fossero. E siccome le oltracotanze dei nobili lo avevano fatto volgere alla democrazia, così le stemperatezze dei suoi colleglli adesso lo mossero a congiungersi col reggimento a fine di farle cessare. E però vedendo le prepotenze dianzi commesse da Giorgio Scali e da Tommaso Strozzi, egli invece di salvarli volle che se ne facesse rigorosa e inesorabile giustizia. Il popolo tuttoquanto fremeva. Il Capitano si appresentò ai signori per rinunciare all' ufficio. La signoria si vide costretta a dare
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