Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      un rigoroso esempio di giustizia; e intanto elio a Tommaso Strozzi riusciva di fuggire, Giorgio Scali fu preso e dannato a morte. II dì dopo fra lo affollato popolo egli mentre veniva condotto al patibolo vide fra gli armati Benedetto Alberti, al quale predisse che il lasciarlo morire era fine del suo male ma principio della rovina dello Alberti. E la predizione poco dipoi si avverava. La controrivoluzione era incominciata, e non v' era più modo di fermarne l'impeto.
      XLVI. Le cospicue famiglie, allo quali tre anni innanzi era stato tolto di mano lo Stato, per la morte di Giorgio Scali e di alcuni suoi partigiani trovandosi in armi, mossero un tumulto, nel quale il concitato popolo cominciò a gridare viva i Guelfi, e intendeva gli Albizzi e la fazione di cui quelli erano capi. Questi, dopo di avere occupata la piazza, crearono una balìa di cento cittadini per riformare il Comune. Tale consesso abolì tutte le leggi e gli statuti fatti dal tumulto dei Ciompi in poi, richiamò i banditi e diede loro i perduti diritti ; gli ammoniti furono prosciolti, tratti dalle carceri i prigioni di Stato, abolite le due nuove arti del popolo minuto, tolto il gonfaloniere alle Arti minori, e solo ad esse lasciata la terza parte degli onori ed uffici pubblici: fu ristabilita in somma la preponderanza della parte guelfa, cioè delle grandi famiglie popolane. Il nuovo reggimento non seppe serbare una savia moderazione, ma si mostrò rigorosissimo e violento, sì che manifestamente pareva guidato dalla vendetta più che dalla giustizia. Cacciò in esilio tutti i cittadini sospetti, e massime quelli che avevano amministrato il governo ne'tre precedenti anni; bandì perfino Michele di Landò, che aveva salvata la patria; e lo stesso Benedetto Alberti, tuttoché da ultimo fosse stato tanta parte nel ritogliere lo Stato di mano alla plebe, fu prima in varie guise molestato, e da ultimo dannato allo esilio, e tutti i suoi consorti vennero ammoniti. Dolente il gran cittadino, meno della propria sciagura che di quella dei suoi, pellegrinò in Palestina; di dove ritornando morì a Rodi, e le sue ossa furono condotte a Firenze e con grandissimo onore sepolte da coloro che vivo Io avevano implacabilmente perseguitato.
      XLVII. La terribile guerra di Cliioggia finiva con una


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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