Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'232
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
sta l'indole di Giovanni Galeazzo lo storico deve considerarlo come mirabilissima prova di un fatto negli antichi e nei moderni tempi spesso ripetuto, che, cioè, l'uomo volpe affrena, tormenta e a suo senno governa i popoli meglio di quello che faccia l'uomo leone. Aveva in cuore ambizione senza confini e viltà oltre ogni immaginare grandissima. Non che capitanare in persona le proprie armi, viveva circondato da numerose guardie, delle quali non si fidando, stavasi ne'luoghi più riposti e inaccessibili del suo palazzo, sempre pronto a difendersi quasi aspettasse d'essere ad ogni ora aggredito dagli assassini. E non pertanto prediligeva la guerra; s'inebriava delle stragi; una, due, tre sconfitte non lo guarivano dalla cupidigia di estendere lo imperio, cupidigia che in lui era infermità invincibile. Onore, coscienza, lealtà, amicizia, nobili affetti per lui erano vocaboli vuoti di senso. Pronto a promettere, prontissimo a giurare, onon manteneva, o non potendo senza suo danno mancare alla fede data, aspettava il tempo di spergiurare e tradire chiunque. E nondimeno, benché la sua immane perfidia fosse a tutti nota e da tutti esecrata, e' pare incredibile come gli riuscisse ingannare principi e popoli e indurli a confidare in lui. Come egli si vide signore di Lombardia, fece pensiero d'insignorirsi di tutta Italia, nella quale non era potentato che valesse a fargli ostacolo. E tutta-quanta la penisola in quel tempo era in tristissime condizioni. Venezia spossata dalle passate guerre; infiacchita anche Genova, e ciò eh' era peggio, lacerata dalle intestine discordie. Dei signori dell' alta Italia il eonte di Savoja era intento alle guerre di Francia; il giovinetto marchese di Monferrato viveva nella corte del Visconti suo tutore; Francesco Gonzaga signore di Mantova, e Alberto d'Este marchese di Ferrara campavano a discrezione -di Giovanni Galeazzo, il quale per renderli ab-borriti dai loro sudditi, gli aveva spinti a commettere immani delitti. I comuni toscani, gelosi della preponderanza dei Fiorentini, non abborrivano dal collegarsi col Visconti. Il papa, a cagione dello scisma, era impotentissimo; oltreché la crudeltà e 1' oltracotanza sue gli avevano fatto perdere ogni reputazione. Il regno di Napoli versava in grandissimi travagli; lo impero germanico era caduto nelle mani di Vinccslao detto il
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