Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIUIIO SETTIMO.
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11 signore di Rimini e quello d' Urbino collegati di Giovanni Galeazzo cominciarono le ostilità contro i Bolognesi e li sconfissero. Allora il Visconti, lo Estense e il Gonzaga mandarono la disfida a Firenze e a Bologna. I Fiorentini che di per sè erano bene apparecchiati, mentre Francesco da Carrara sollecitava il duca di Baviera a muovere le sue schiere, si rivolsero al re di Francia, il quale rispose che gli avrebbe soccorsi a patto che riconoscessero per legittimo pontefice l'antipapa Clemente VII, e pagassero in attestato d'obbedienza un annuo tributo alla Corona di Francia. Un popolo libero, quale era quello di Firenze, e ossequentissimo alla Chiesa cattolica, se non poteva per iscrupolo di coscienza accettare la prima proposta, molto meno poteva sobbarcarsi alla seconda senza perdere quella indipendenza per la quale aveva fatto ed era parato a fare cotanti sacriflcii. La signoria convocò uno straordinario consiglio dei più insigni uomini perchè si provvedesse alla cosa pubblica; e fu bello e commovente spettacolo il vedere come i cittadini di qualsivoglia fazione si fossero , deposte le private passioni, gareggiassero di zelo offrendo la roba e la vita per la salute della patria. 11 supremo comando delle armi fu dato a Giovanni Aguto, intanto che i Bolognesi preponevano a condottiere delle loro milizie il conte Giovanni di Barbiano fratello del conte Alberico capitano della famosa compagnia di San Giorgio da lui già creata.
Ma il Visconti non se ne stava alla sola fortuna della guerra; egli adoperava 1' armi sue predilette cioè la seduzione e lo inganno. Con varii modi gli riusci di trarre al suo partito, oltre parecchi tirannucci delle Romagne, anco i Comuni di Siena e di Perugia : onde egli potè invadere mezza la Italia con le sue armi, divise in ischiere e comandate da'migliori condottieri italiani di quel tempo. La qual cosa mentre pareva recargli vantaggio, gli nuoceva; imperocché un esercito di quindicimila uomini da lui spedito contro Firenze e Bologna, disperso a quel modo, altro non fece che alcune scaramucce di pochissimo effetto. Intanto Francesco da Carrara improvvisarne nte appresentavasi dinanzi a Padova, chiamava alle armi tutti gli abitanti di quel territorio, i quali dopo avere gustate le dolcezze della tirannide del nuovo padrone, arde-
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