Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBItO SETTIMO.
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      giormente a temere della slealtà e astuzia del Visconti; il migliore alleato eh' egli si avesse era Firenze ; e in essa sola fu ridotto a sperare poiché vide la calata del Bavaro finire con una disonorevole e perfida dipartita.
      Stefano, comecché non avesse condotto il promesso numero di soldati, tuttavia trovavasi capo di un poderosissimo esercito col quale poteva gravemente offendere le soldatesche di Gian Galeazzo disperse a schiere per tutta la Lombardia e la Toscana. E non per tanto, standosi accampato dietro il canale delle Brentelle, non correva ad affrontare l'inimico; ma contro ogni aspettazione egli che era venuto in Italia vendicatore dell'assassinio di Bernabò Visconti, mutato contegno, si offrì come paciere fra le parti belligeranti. E poiché gli avversarii del Visconti non volevano prestare ascolto a tali proposte, incominciò a molestarli con nuove pretensioni di paghe e di sussidii, sì che i collegati, vedendo nella sua presenza in Italia più presto un pericolo che un vantaggio, lo lasciarono partirsi per la Germania. E corse pubblica ed universale la voce che Gian Galeazzo lo avesse corrotto con larghi doni di danaro, voce credibilissima perocché confermava con un nuovo esempio lo avaro e svergognato costume di quei transalpini ladroni.
      Ciò non ostante la guerra della Marca Trivigiana aveva almeno liberato Firenze dallo imminente pericolo in che la tenevano i condottieri del Visconti, i quali per ogni parte avevano circuito il suo territorio. Non perciò i Fiorentini illu-devansi; vedevano la timidità dei Veneziani, la insania dei Comuni liberi che non sapevano resistere agli inganni del Visconti; Francesco da Carrara, che ridotto alle sole sue forze non avrebbe lungamente durato contro le aggressioni e le insidie del Milanese; i Bolognesi mezzo sgomenti per le spese della guerra alla quale dovevano contribuire per un terzo. E però non aspettarono che l'inimico mandasse di nuovo le armi sue nella Toscana; ma fecero divisamento di tenergli viva la guerra in Lombardia. Assoldarono quindi il conte Giovanni d'Armagnacco, gentiluomo francese, che aveva fama di prode capitano, e inoltre ardeva di vendicare il marito della sua sorella Carlo Visconti figliuolo di Bernabò. Mandatogli un dono


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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