Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIUIIO SETTIMO.
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zare la imperiale dignità, non per bramosia di gloria, non per amore di giustizia, ma per cupidigia di pecunia aveva spediti ambasciatori in Italia offrendosi alla lega guelfa pronto a mandare un esercito per domare il tiranno lombardo. I tirannucci, che vivevano in continuo terrore, volentieri accolsero la proposta; mai Fiorentini, i quali conoscevano la lorda e vigliacca indole di quell'imperiale crapulone, non vollero acconsentire. Per la qual cosa, stanco di più aspettare e bisognoso di danaro, vendè a Giovanni Galeazzo il titolo di duca di Milano e conte di Pavia infeudandogli con lo imperiale diploma quelle stesse città che avevano, dugento anni innanzi, formata la celeberrima lega lombarda : e così il dominio del Visconti dalle Alpi si estese fino alle venete lagune. Vergognoso esempio di tante altre simili concessioni con che i principi stranieri in futuro legittimarono gli usurpamenti dei tirannucci che andavano sorgendo in tutta Italia sopra le rovine della caduta libertà. Questo fatto parve vituperevole anco agli stessi Alemanni, i quali, cinque anni dopo, cioè nel 1400, per deporre dal trono Vinceslao fra le altre gli apposero a colpa il diploma venduto al Visconti.
LV. Innanzi di seguitare il racconto della lotta di Gian Galeazzo coi liberi comuni, è mestieri rivolgere lo sguardo a Genova per contemplarvi gì' interiori travagli che mossero quello irrequieto popolo a porre la vetusta sua libertà sotto la protezione di un principe straniero.
In Genova sopra i nobili che per lo più vivevano nei loro castelli, e i grandi mercatanti che l'avevano lungo tempo dominata , i capi di poche famiglie nuove erano giunti a fare monopolio della suprema potestà. Il titolo di doge in soli quattro anni, nei quali ebbero luogo dieci rivoluzioni, portarono a vicenda Antoniotto Adorno, Pietro di Campo Fregoso, Antonio di Montalto e Lodovico Guarco. Fra tutti primeggiava lo Adorno, il quale era riverito da' potentati d'Europa, era stato quattro volte doge, ed aveva dettati i patti della pace fra Giovanni Galeazzo e i Fiorentini. Durante il suo esilio, egli era stato beneficato dal Visconti, il quale da ultimo lo aveva aiutato a ricuperare con le armi la patria e la dignità ducale. Credeva avere bastevolincnte mostrata la propria gratitudine al
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