Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      \LIBItO SETTIMO. 215
      teva imporre nuove gravezze, nè immischiarsi delle cose dello Stato, nè avere nelle sue mani altre fortezze, tranne dieci castelli datigli per sua sicurezza. Liberi i Genovesi nelle loro relazioni con l'oriente, liberissimi di seguire quella delle fazioni in che lo scisma partiva la Chiesa. In fine il re non poteva ad altri sovrani trasmettere la signoria data a lui solo.
      Ed erano condizioni che avrebbero potuto, se non guarire radicalmente le piaghe di quel popolo, abbonacciare per alcun tempo la popolare procella, Ma oltreché un vicario francese, assuefatto alle consuetudini feudali, mal poteva intendere e peggio amministrare le libertà popolari di un italico comune, Giovanni Galeazzo non cessava mai di suscitare sordamente le passioni dei demagoghi e spingerli ai tumulti. Nel 1398—Antoniotto Adorno l'anno innanzi era morto di peste — il Montalto e il Guarco, i Ghibellini e i Guelfi vennero alle mani, e con tanto furore combatterono che il vicario regio fuggì a Savona lasciando la città in iscompiglio, non potendo impedire le carnificine, il saccheggio, e le arsioni; e non vi ritornò, sebbene rivestito di maggiore autorità, che quando le fazioni, spossate del lungo combattere, si pacificarono. Si seppe poi che il Visconti era stato colui che ai capi delle due opposte fazioni aveva segretamente dato armi e danari. Similmente egli pasceva tutti i capitani di ventura, e dando loro mezza paga gli spediva a molestare gli altri potentati; e per non essere chiamato in colpa d'avere violata la pace, li muniva'di un atto di congedo col quale que' suoi cagnotti potessero all' uopo attestare che facevano la guerra a conto proprio.
      LVI. I Fiorentini infrattanto tenevano d' occhio costoro e il loro signore ; e non si fidando delle assicurazioni di Galeazzo, nè di alcun trattato, qualunque si fossero i mallevadori , mentre facevano in casa apparecchi di guerra, mandarono in Francia Maso degli Albizzi per concludere una lega, la quale fu firmata nel settembre del 139G, e per la quale i due potentati promettevano difendersi a vicenda, a patto che le conquiste, se fatte in Toscana, dovevano appartenere a Firenze, se in Lombardia al re di Francia.
      Allorquando la guerra scoppiò, l'alleanza del re francese
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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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