Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      fu di nessun frutto. Cagione alla rottura della pace di Genova fu la consueta perfidia del tiranno lombardo. I Fiorentini avevano mandato nel territorio pisano Bartolommeo Boccanera di Prato con duemila cavalli e mille pedoni, e per usare rappresaglia contro Giovanni Galeazzo imitarono il suo esempio quello cioè di congedarlo apparentemente dal loro soldo, e pagarlo di nascosto perchè simulasse di guerreggiare da sè o col pretesto di rimettere in Pisa gli esuli Gambacorti. Il Visconti vi mandò anch' egli seimila cavalli per difendere il signore di Pisa suo vassallo: imperocché intendeva tentare un gran colpo subito che fosse scoppiata una congiura da lui ordita in San Miniato, castello sorgente nel centro della Toscana e sottoposto ai Fiorentini.
      Benedetto Mangiadori, che era capo della fazione opposta a quella dei Ciccioni, aveva chiesto soccorso al Visconti a fine di liberare il suo piccolo Comune dal giogo di Firenze. Una notte entratovi insieme con diciassette suoi partigiani, diceva di volere favellare di cose alla patria importantissime con Antonio Davanzati governatore de' Fiorentini. Ammessi alla costui presenza, lo trucidarono, e gettarono il cadavere'in mezzo alla piazza per sommuovere il popolo chiamandolo a libertà. Il popolo corse alle armi, ma tentennava. Finalmente vincendo lo affetto verso i Fiorentini, innanzi che allo assassino arrivassero da Pisa i pattuiti soccorsi, lo assaltò, e lo costrinse a salvarsi fuggendo con quelli de' suoi compagni che non erano rimasti morti o prigioni.
      La signoria di Firenze, udito il caso di San Miniato, pose da canto ogni moderazione, e ragunò un consiglio di seicento cittadini; e dopo di avere raccontate le trame del Visconti, dimostrò la necessità di dichiarare la guerra al più sleale e scellerato dei tiranni ; e il consesso si sciolse gridando ad una voce e con grandissimo ardore la guerra.
      Innanzi che la fosse dichiarata il capitano del Visconti con numerosissimo esercito, ingannando il condottiere delle armi fiorentine si gettò nel territorio di Firenze, e si spinse devastando le campagne fino alle porte della città ; poi ritornò nel sanese. I Fiorentini trovaronsi in condizione non solo da non temere le altrui aggressioni, ma da mandare poderosi


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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