Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIUIIO SETTIMO.
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aiuti al Gonzaga loro alleato, il quale senza dichiarazione di guerra, vide due eserciti del Visconti invadere il mantovano. La qual guerra, incominciata disastrosamente pei Mantovani, finì con la disfatta avuta dai Milanesi nello agosto del 1397. Circa otto mesi dopo i Veneziani, che per inesplicabile pusillanimità, detestando il,Visconti e temendolo, non osavano fargli aperta guerra, persuasero le parti belligeranti a una tregua di dieci anni, della cui osservanza la veneta repubblica rendevasi mallevadrice.
LV1I. Gli ambasciatori trattavano sempre della pace in Venezia, e infrattanto Giovanni Galeazzo tramava in varie città per ottenerne la signoria. Iacopo d'Appiano vedendo tentennare la sua autorità in Pisa, poiché egli era vecchio e i suoi figli non mostravano nè senno, nè astuzia, nè ardimento, chiese soccorso al duca di Milano. Il quale mentre gli mandava Pa-golo Savelli con trecento lance, vi spediva parimente tre ambasciatori per confortare lo Appiano a mantenerglisi fedele. Nel gennaio del 1398 costoro a mezza notte penetrarono nella casa di Jacopo e gli chiesero le chiavi delle fortezze di Pisa, di Livorno, di Piombino e di Cascina. Il Pisano rispose non avere mestieri assicurar loro che egli ed ogni sua cosa erano del signore di Milano; avrebbe volentieri dato loro le chiavi, ma poiché a far ciò era necessaria la formalità di ottenere lo assenso degli anziani del Comune, aspettassero alla dimane. Gli ambasciatori se ne andarono satisfatti. Ma come furono lontani, lo ardito vecchio ragunò i suoi satelliti, chiamò alle armi il popolo, e al nuovo giorno assaltò la casa di Pagolo Savelli e lo fece prigione; i suoi soldati furono parte uccisi, parte disarmati e cacciati via dalla città. Jacopo di poi avendo fatto istituire un processo dinanzi ai tribunali, un segretario del capitano visconteo svelò la trama del suo signore a danno della libertà di Pisa.
I Fiorentini appena ne ebbero la nuova spedirono oratori a' Pisani per congratularsi con essi che erano campati a tanto pericolo, ed offrirsi pronti a difendere la città loro qualvolta fosse aggredita dalle armi del Visconti. I due Comuni erano già per concludere il trattato quando giunsero in Pisa nuovi ambasciatori di Giovanni Galeazzo, per condolersi dello acca-
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