Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'248
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
duto, ed assicurare i Pisani che i suoi ministri lo avevano tradito abusando dell'autorità data loro, e voleva fossero abbandonati a tutti i rigori della giustizia. Il dissennato vecchio si lasciò cogliere al laccio ; prestò fede alle menzogne del tiranno, frappose ostacoli alla conclusione del trattato coi Fiorentini, e nove mesi dopo finiva di vivere dopo d'avere fatto riconoscere il suo figlio Gherardo per capitano del popolo. Questi, la cui vigliaccheria vinceva d'assai la paterna iniquità, non estimandosi sicuro, dopo d' avere disonestamente offerto il Comune ai Fiorentini che sdegnarono di farsi sostenitori della tirannide, lo vendè per dugentomila fiorini a Giovanni Galeazzo, il quale gli dette la signoria di Piombino e dell' Isola d'Elba, poi eretta in principato che per due secoli fu posseduto dalla famiglia d'Appiano.
Con questo nuovo diritto acquistato in un modo di cui anche i Comuni liberi, e sciaguratamente perfino Firenze protettrice della libertà popolare in tutta Italia, avevano dato vituperevoli esempi, e che era considerato come un lecito contratto, Gian Galeazzo poteva spedire senza essere tacciato di rompere la tregua di Venezia le sue milizie in Toscana. Mandò dunque a Pisa un governatore, il quale assicurò i Fiorentini dello intendimento che aveva il suo signore di mantenere rigorosamente la tregua. E in quel mentre cercava di portare i suoi artigli non solo sopra i pochi signori che avevano castelli propinqui al fiorentino territorio, ma sopra Siena e Perugia.
I Perugini, travagliati dalle lunghe e sanguinose discordie delle parti e dalla sfrenatezza de'capitani di ventura, erano pronti a darsi al duca di Milano se non fossero stati salvati dai Fiorentini che indussero il papa a prendere la città sotto la sua protezione. I Sanesi anche essi sfiacchiti e sconfortati, vedevano con somma trepidazione appressarsi il 22 settembre del 1389, giorno in cui finiva l'alleanza già conclusa per dieci anni con Gian Galeazzo. Questi se ne accórse e fece dire loro che ormai non voleva più immischiarsi nelle altrui faccende e non era disposto a proteggere altri che i suoi propri sudditi. I forsennati gli diedero la signoria del comune; imposero patti che assicurassero le pubbliche libertà; i quali furono di leggieri assentiti da Giovanni Galeazzo, che
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