Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIUIIO SETTIMO.
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      non infrenato da onore o da coscienza, se ne poteva, giunta l'occasione, agevolmente disimpacciare.
      La insania dei Sanesi rese insani i Perugini, i quali a patti a un dipresso uguali, proponenti i Priori e votanti i Consigli, acclamarono loro signore Giovanni Galeazzo. Il quale, vedendo la Italia cedere alla corruzione che egli vi andava spargendo in tutte le membra, la vagheggiava come preda sicura, priva di vita vera, e spoglia di tutte le inclite virtù di un popolo riordinato a Comuni, ma una e obbediente al suo cenno. E l'avesse pur fatto! I posteri lui, genio malefico, og-gimai saluterebbero benefattore.
      LVIII. Firenze in quel tempo si trovò per ogni parte circondata dalla potenza del Visconti, e non si era mai, come allora, veduta in maggiore pericolo. Solo Lucca e Bologna rimanevano a lei collegate ; ma tosto ebbe il dolore di vedersele rapire da Giovanni Galeazzo. Militava ai servigi di lui un giovane di famiglia guelfa e fratello di Lazzaro Guinigi che era capo del Comune e manteneva la libertà popolare protetto dai Fiorentini. Il governatore di Pisa un giorno, chiamatolo a sé, gli disse come il duca di Milano intendesse di farlo signore di Lucca purché se ne rendesse degno, anzi lo avrebbe già fatto se non ci fosse stato l'ostacolo di Lazzaro. Lo sconsigliato giovane intese lo arcano significato delle parole dettegli dal ministro visconteo; la stessa sera andò a Lucca e proditoriamente trucidò il fratello, e tosto disceso in piazza chiamò il popolo alle armi il quale invece di acclamarlo, raccapricciando alla atrocità dello assassinio, gli si volse contro, lo fece prigione; e tosto per ordine del gonfaloniere Michele Guinigi gli fu mozzo il capo.
      La peste infrattanto, la quale nel principiare del decimoquinto secolo devastava l'Italia, aveva pressoché tutta spenta la famiglia de' Guinigi, ed altri non rimaneva che Paolo, al quale, promettendogli soccorso Giovannni Galeazzo, venne fatto di occupare la tirannide; e quindi rompendo l'alleanza coi Fiorentini divenne servitore e strumento dell'ambizione del duca.
      Questi in Bologna tramava ad opprimere la libertà. Il Comune da più anni era travagliato dal tempestare delle fazioni:


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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