Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO OTTAVO. 255
repubbliche. — XL'II. I Genovesi si apparecchiano a scuotere il giogo dello Sforza. — XLIII. Galeazzo Sforza è assassinato. — XLIV. Genova insorge e da Prospero Adorno è rimessa sotto 1' autorità del duca di Milano. — XLV. I fratelli del defunto duca si provano a privare del trono il nipote. — XLVI, XLVII, XLVIII. Congiura dei Pazzi. — XLIX. Il papa e il re di Napoli dichiarano la guerra a Lorenzo de' Medici. — L. I Fiorentini si dichiarano a favore di Lorenzo. — LI. Genova si rivendica in libertà. — LII. Lorenzo chiede soccorso.ai Veneziani. — LUI. Il papa induce gli Svizzeri a far guerra al duca di Milano. — LIV. Pace tra i Fiorentini e il re di Napoli. — LV. Tumulti in Siena. — LVI. Il papa e il re di Napoli fanno guerra al duca di Ferrara. — LV1I. Elezione d' Innocenzo VIII ; nuovi tumulti e riforma del reggimento in Siena. —LVIII. Morte di Lorenzo de' Medici.
I. Il duca di Milano dal suo Ietto di morte con un atto di stoltezza, che non era da aspettarsi dalla sua consumata astuzia e prudenza, seminò la discordia si che i suoi dotninii, da lui con tanta perseveranza e scelleraggine congiunti insieme, nuovamente sfasciaronsi. Ei lasciava due figli legittimi e uno naturale. Al primogenito, e il quale aveva tredici anni e chiama-vasi Giovanni Maria, diede il ducato di Milano, che comprendeva le città di Como, Lodi, Cremona, Piacenza, Parma, Reggio, Brescia, Bergamo, e inoltre Bologna, Siena e Perugia. A Filippo Maria diede la contea di Pavia con le città di Novara, Vercelli, Alessandria, Tortona, Vicenza, Verona, Feltre, Belluno e Bassano. Al bastardo che aveva nome Gabriello Maria lasciò Crema e Pisa. Nominò reggente la consorte Caterina, figlia di Bernabò Visconti, la quale doveva tutelare i figliuoli assistita da un consiglio di reggenza di diciassette personaggi, che per la più parte erano i valorosi suoi capitani.
In breve tra costoro nacque gelosia. Ciascuno voleva primeggiare; ciascuno protestando di difendere quei fantocci di principini, voleva mostrarsi assoluto signore. Tutti vicendevolmente insidiavansi ; e la duchessa si affidava tutta a Francesco Barbavara, già cameriere di Gian Galeazzo e da lui stesso nominato capo del consiglio di reggenza. Due parenti del morto duca mossero un tumulto, nel quale il popolo chiedendo la morte del Barbavara, trucidò alcuni de'suoi amici
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