Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIUKO OTTAVO.
si vide in tutta Italia ridesto lo spirito guelfo contro il ghibellino, vocabolo che orinai serviva solamente a indicare non i partigiani dello impero, ma i tirannucci e i loro satelliti; e in tutte le città soggette ai Visconti seguirono fra le due fazioni popolari tumulti, i quali finivano a beneficio di coloro che gli avevano mossi.
Le armi dei collegati, e in ispecie Io esercito fiorentino, dopo essersi congiunte con le papali, muovevano verso la Lombardia per portare la guerra fino sotto le mura di Milano dove doveva recarsi con le sue milizie Francesco da Carrara. Avendo espugnate molte terre, Alberico da Barbiano era già per passare il Po allorquando fu trattenuto da Carlo Malatesti di Rimini, capitano delle armi pontificie. Egli era marito di una sorella della duchessa di Milano e cognato di Francesco Gonzaga, il quale aveva sposata un'altra figliuola di Bernabò. Entrambi per difendere la cognata tennero secreto pratiche a fine di pacificarla col pontefice. Vi annuì il legato di Ronifacio IX ; e a gran maraviglia degli alleati nell' agosto del 1403 fu pubblicato un trattato di pace tra i Visconti e il papa, al quale venivano rese le città di Bologna e di Perugia. I Fiorentini dissimulando lo sdegno loro per la perfidia del papa, gli spedirono in gran diligenza oratori per dissuaderlo dall'accettare un trattato, che non assicurava la pace della Italia, non la liberava dal pericolo, e faceva perdere l'occasione di una guerra dalla quale dipendeva la salvezza di tutti gli stati. Il prete, che aveva ottenuto lo scopo, chiuse l'orecchio ad ogni ammonimento o preghiera. Mentre dunque stu-diavansi di riordinare la lega, i Fiorentini si sforzavano con altri argomenti a sottrarre le terre toscane dalla signoria dei Visconti.
1 Sanesi, che ad istigazione di quelli non avevano voluto insorgere contro il governatore dei Visconti, nella primavera del 1404 si rivendicarono in libertà senza tumulto, e fecero un trattato di pace e d' alleanza coi Fiorentini. In Pisa le condizioni erano bene diverse. Ivi signoreggiava Gabriele Maria, bastardo di Gian Galeazzo, con la madre Agnese Mentegatti. Gabriele vedendosi minacciato dai Fiorentini chiese aiuto a Giovanni Boucicault governatore di Genova pel re di Francia.
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