Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LilìIVO OTTAVO.
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di non opporsi alla conquista eli' egli voleva fare di Roma, respinse la proposta dei Pisani. Questi fecero gli estremi sforzi per resistere alle armi fiorentine. Intercette le vettovaglie per terra e per mare, molestati dalla fame e dalle malattie, stanchi dalle fatiche, quando erano sul punto di cedere, inalzarono la bandiera del duca di Borgogna, e spedirono araldi ad annunziare al campo nemico che Pisa erasi data al Borgognone. 1 Fiorentini risero di cotesto ripiego, e seguitarono più vigoroso lo assedio. Allora Giovanni Gambacorti, che s'era adoperato a difendere la città, disperando d'ogni altra via di salute, cominciò a trattare coi Fiorentini, i quali gli assentirono le richieste che erano tutte a suo proprio vantaggio. Nella notte del dì 8 di ot-bre il perfido uomo aprì loro le porte di Pisa. I Fiorentini procedevano per le vie della città con carra piene di provi-gioni distribuendole allo affamato popolo, che in quel giorno fatale perdeva per sempre la sua libertà; Pisa, comune sovrano, prima legislatrice e per tanto tempo signora del Mediterraneo, ed emporio di ricchezza, e gloriosa rivale di Genova, sobbarcavasi alla fortuna che le imponeva spietatamente il giogo sul collo.
A governarla vi fu mandato Gino Capponi, uomo di alto senno, d'animo fermo, e d'indole umanissima. Egli fece molto per mitigare i mali dei miseri Pisani; ma non v'è dolcezza di governo che valga a scemare l'amarezza della servitù. Mandò i Gambacorti e altre dugento persone delle più cospicue famiglie senza distinzione di setta o di parte a Firenze perchè vi rimanessero come ostaggi mallevadori della obbedienza de' concittadini loro. Ma quei magnanimi che non sapevano sottoporsi alla ignominia del servaggio pensarono di esulare o assoldarsi sotto i capitani di ventura per isfogare lo sdegno combattendo contro i loro dominatori.
VII. Firenze con la conquista di Pisa aveva considerevolmente ingrandito il proprio territorio, ed era diventata potenza da competere con qualunque altro Stato d'Italia, mentre per civiltà, cultura, prosperità di commercio e ricchezze vinceva tutti. Ma allorquando signoreggiava in Toscana non avendo cagione di temere da Siena e da Lucca, Stati deboli, lacerati dalle fazioni e sempre in pericolo, altri nemici sur-
Storia dei Comuni italiani. — 2. '23
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