Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      fratelli. Ma appena Facino fu preso da mortale infermità i Milanesi che solevano considerarlo qual freno salutare alla infernale indole dei Visconti, trepidanti al pensiero di dovere ritornare sotto la costoro tirannide, assaltarono il duca e lo trucidarono. Poche ore dopo spirava Facino Cane. I Milanesi gridarono duca Ettore Visconti figliuolo naturale di Barnabò. Se non che Filippo Maria, come ebbe la nuova della morte del fratello e di Facino Cane, si rinchiuse nel castello di Pavia, e per conciliarsi i partigiani di Facino, benché egli non avesse più di venti anni, sposò la vedova di lui, la bella Beatrice Tenda, che ne aveva quaranta. In questa occasione Filippo Maria fece prova di una astuzia e prudenza politica, di che la sua vita passata lo faceva giudicare incapace. Ba quel tempo cominciò a rivelare tutta l'indole sua, e quasi gettasse via una maschera studiosamente fino allora portata per nascondere un gran fine, si mostrò ne'suoi veri sembianti. Aveva la stemperata ambizione del padre, ma indole più di lui sospettosa e trepidante, sempre chiuso, circondato di guardie delle quali diffidava ognora, fuggiva gli umani sguardi, ed è fama che non si lasciasse vedere nè anche dall' imperatore Sigismondo, recatosi in Milano con intendimento di abboccarsi col papa a fine di comporre Io scisma della Chiosa occidentale. Invero la sua faccia era oltre misura orribile a vedersi, ed ei che si conosceva così deforme non poteva patire che nemmeno i suoi famigliari nel favellargli levassero gli occhi. Sapeva profondamente scrutare l'indole altrui, giovarsi dello ingegno de' suoi ministri, e rendersi bene affetti i suoi capitani, alla cui violenza e rapacità abbandonava i popoli. Non ostante che la sua perfidia fosse nota à tutto il mondo, egli aveva l'arte di trovare alleati e tradirli, ricollegarsi con loro e ritradirli. Una disfatta lo impauriva, ma appena riavutosi del primo colpo, tornava a nuove imprese. Le vittorie de'suoi capitani gli davano forte inquietudine, e studiandosi di frenare il progresso delle armi loro, sovente non coglieva il frutto delle più fortunate imprese.
      Assicuratosi de' fautori e dei soldati di Facino Cane, non solo si liberò dello impaccio di Ettore Visconti, ma si volse a riacquistare tutte le città che un tempo obbedivano al padre


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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