Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

Pagina (272/507)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      LIBRO OTTAVO.
      271
      suo. Strumento di eotesta non lieve impresa gli fu Francesco Carmagnola venturiere piemontese, il quale per anni molti fu capitano delle armi di Filippo Maria, e non solo combattè e vinse tutti i nomici di lui, ma gli sottomise perfino la Repubblica di Genova.
      Uno de' primi detestabili fatti del suo governo fu quello di calunniare la fama e uccidere la sua benefattrice. La memoria del beneficio — e veramente senza il soccorso delle soldatesche di Facino, il Visconti non avrebbe potuto ricuperare la eredità del fratello nè mantenere i suoi propri stati — non che la dolcezza ed esimia virtù di Beatrice Tenda gli erano d'insopportabile molestia. Un dì 1' accusò di avere tradita la fede coniugale con un suo cortigiano di nome Michele Orombel-li. Strappata a questo misero giovine con la tortura la confessione del non commesso fallo, e minacciandolo del più orribile strazio se sul punto di morire osasse disdirsi, lo mandò al patibolo insieme con la sventurata Beatrice.
      XI. Come ebbe rafferma la sua autorità e riconquistata la Lombardia, il Visconti riprese i disegni concepiti da Giovanni Galeazzo di soggiogare la Toscana e la Bomagna: massime che i due più grandi capitani di quei tempi Braccio da Montone e Sforza Attendolo si arrabattavano nello sconvolto regno di Napoli, odiandosi di mortalissimo odio, e andando sempre l'uno alla caccia dell' altro. Nondimeno mentre Braccio, che teneva la signoria di Perugia e di varii altri piccoli stati, rimaneva alleato dei Fiorentini, il duca di Milano fece lega con Giovanna II di Napoli e con Luigi III d'Angiò da lei chiamato a succedere al trono dopoché erasi inimicata ad Alfonso d'Aragona da lei dtanzi adottato. Il romoreggiare delle parti durazzesca ed angioina in Puglia teneva in commovimento tutta Italia; gli Italiani ansiosi aspettavano a che sarebbe per riuscire il conflitto fra Sforza e Braccio, quando l'uno morì guadando il fiume Pescara, nel gennaio del 1424, e l'altro nel giugno cadde nella battaglia dell'Aquila. Francesco figliuolo dello Sforza divenne capo delle soldatesche paterne: ma Oddo figlio di Braccio, non solo vide disciogliersi il principato di Perugia, ma non potè per lungo tempo mantenere il comando de' venturieri del padre, i quali si raccol-


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

Pagina (272/507)






Francesco Carmagnola Filippo Maria Repubblica Genova Facino Visconti Beatrice Tenda Michele Orombel-li Beatrice Lombardia Visconti Giovanni Galeazzo Toscana Bomagna Braccio Montone Sforza Attendolo Napoli Braccio Perugia Fiorentini Milano Giovanna II Napoli Luigi III Angiò Alfonso Aragona Puglia Italia Italiani Sforza Braccio Pescara Aquila Sforza Oddo Braccio Perugia Francesco