Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA, i>Et COMUNI ITALIANI.
      sero sotto uno de'suoi luogotenenti, cioè il valoroso Niccolò Piccinino.
      Il duca di Milano innanzfdi incominciare le ostilità chiamò al suo soldo Francesco Sforza, e come si semi bastevolmente forte, contraffacendo al trattato di pace che v'era tra lui e i Fiorentini, dispose di Sarzana, e mandò, a richiesta del legato di Bologna, milizie per assaltare Castello Bolognese dove i Bentivoglio si stavano afforzati. E tosto avendo suscitati tumulti in Forlì, ne fece scacciare tutti i Fiorentini e vi pose un presidio milanese. I Fiorentini, che per virtù del trattato erano difensori dell' indipendenza della Bomagna, vi mandarono Pandolfo Malatesti loro capitano, il quale nel settembre del 1423 fu sconfitto dalle armi del duca. Così senza formale dichiarazione, la guerra tra il Visconti e la fiorentina Repubblica si riaccese, e in sulle prime fu per essa disastrosissima. Le armi fiorentine furono sconfitte sei volte in due anni; non perciò la signoria perdevasi d'animo, secondata, come era, da tutti i cittadini che mostravansi pronti a ogni sacrificio per soccorrere lo esausto tesoro dello Stato.
      I dieci della guerra, che avevano avuta la imprudenza di irritare l'animo di Niccolò Piccinino, perderono questo strenuo e formidabile capitano, il quale condusse le sue bande al soldo del Visconti. E questa non era la minore delle loro sciagure. Per lo che il fiorentino governo mentre raccoglieva con gran solerzia un settimo esercito, ebbe cura di collegarsi con quei potentati italiani e stranieri, ai quali importava infrenare la minacciante potenza del duca. Spedirono quindi ambasciatori all'imperatore, al papa, ai Veneziani. Ma il primo, intento a far fronte alla procella che infuriava in casa sua, non promise alcun soccorso; il secondo, offeso nella sua dimora a Firenze principalmente da'fanciulli che andavano cantando per le vie: — Papa Martino non vale un quattrino — non volle porgere ascolto alle istanze dei Fiorentini. Solo i Veneziani si mostrarono parati a provvedere alla comune difesa.
      XII. Lorenzo Ridolfì oratore de' Fiorentini, e lo ambasciatore del duca furono ammessi a favellare dinanzi al veneto senato. Il Ridolfì con belle ed efficaci parole, dopo avere


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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