Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBltO OTTAVO.
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Il primo fatto della nuova guerra riuscì disastroso ai Veneziani. Il Carmagnola, avendo corrotto il comandante del castello di Soncino, s'era mosso per averlo nelle mani, allorquando fu inaspettatamente sorpreso e sconfitto da Francesco Sforza e da Niccolò di Tolentino, ai quali lo infido castellano aveva dato annunzio del trattato; il Carmagnola a stento potò scampare la vita galoppando precipitosamente, ma lasciò nelle mani degl'inimici mille e seicento cavalli. Egualmente prospera ebbero la ventura le armi del Visconti e de' suoi alleati nel Monferrato e nella Toscana; mentre 1' armata navale, ad allestire la quale i Veneziani avevano spesa la portentosa somma di seicentomila fiorini, veniva disfatta e predata dalle armi del Visconti nelle acque del Po presso Cremona. In quella memorabile giornata lo esercito veneto pati una terribile strage ; e se il duca si fosse giovato dello ardore de' suoi soldati e dello seuoramento degf inimici, il frutto della vittoria sarebbe stato assai maggiore a danno de' Veneziani. Gli eserciti stettero parecchio tempo inerti. 11 Carmagnola rimaneva ferino senza che si sapesse indovinare la cagione della sua inoperosità. Se non che e' pare che non volesse ritentare la fortuna nelle condizioni in cui trovavansi le sue soldatesche. Una micidiale infermità gli aveva ucciso gran parte dei cavalli, e non era stato possibile procurarsene. I Veneziani che avevano impressa nella mente la memoria della battaglia di Mecalò, nella quale il Carmagnola aveva mandati liberi ottomila prigionieri — generosità che il senato fìngendo di approvare aveva reputata tradimento — adesso non più dubitarono che il loro capitano, d'accordo col Visconti, volesse consumare lo esercito, impoverire il tesoro, e far perdere alla repubblica le città negli ultimi anni con tanto stento e sangue acquistate in terraferma; e giudicarono dovere con efficace e prontissimo rimedio porre argine a tanta imminente rovina.
Sul principio dell' anno 1432 il Carmagnola fu invitato a recarsi a Venezia acciocché il senato, a norma de' consigli del suo capitano, deliberasse intorno alla pace. Il prode soldato, scevro d'ogni sospetto, rispose all' invito. Nello appropinquarsi alla città gli corsero incontro i più cospicui gentiluomini e lo condussero con gran pompa al palazzo ducale, dove
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