Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'282
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
sfavatisi raunati i senatori. Introdotto in quel venerando consesso, gli fu assegnalo un seggio d'onore, e venne accolto con grandi segni di riverenza e d'affetto. Cominciarono a discutere intorno alla pace; il Carmagnola, interrogato rispondeva, i senatori simulavano di pregiare altamente i suoi consigli. Ma le deliberazioni non finivano, l'aere si andava facendo bruno, onde egli, a ciò pregato, mandò all'ospizio tutti coloro che lo accompagnavano; e appena fu solo fra mezzo ai senatori, ecco improvvisamente entrare le guardie, mettergli le mani addosso e carico di ferri trarlo alla prigione. Il dì dopo gli fu data la tortura perchè confessasse un tradimento, di cui forse egli non era reo. Il dì cinque maggio 1432 il valoroso soldato, per tanti anni prediletto dalla vittoria, e una sola volta da quella abbandonato, condotto nella piazza di San Marco con bavaglio in bocca affinchè non gridasse la propria innocenza, ebbe mozzo il capo.
XIX. Quantunque le 'sorti delle armi in Lombardia fossero argomento di gravissimi timori al fiorentino popolo, nul-ladimeno la sospettosa indole del duca fu quella che salvò la libertà di Firenze. Ella era in quei tempi più che mai travagliata dalle interne discordie. Non può negarsi che la parte dei popolani grassi, che chiamavasi guelfa, e che aveva tolto il governo di mano ai Ciompi, non rendesse grandissimi servigli alla patria: ma oramai era diventata una specie di oligarchia che, nonostante leggi più democratiche che allora esistessero in qual si fosse altro italico Comune, governava arbitrariamente lo Stato. Niccolò da Uzzano era morto, e gli era succeduto come capo della parte Rinaldo degli Albizzi, figlio di quel Tommaso che aveva di sè lasciata buona ricordanza nel cuore d'ogni cittadino. Rinaldo era uomo d'indole orgogliosa, sospettosa, irrefrenata ; credevasi superiore ai più cospicui uomini della sua fazione, dai quali non pativa d'essere contra'detto, e per libidine di volersi mostrare principe dello stato, rovinò per sempre sè e i suoi. Intento a disfarsi anco di coloro dei quali avesse il più lieve sospetto, cercava oghi mezzo per punire un uomo che sembravagli sopra tutti pericolosissimo.
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