Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO OTTAVO.
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      Cecco Donati accusò tosto ili peculato il suo predecessore, e citò Rinaldo degli Albizzi, Ridolfo l'eruzzi e Niccolò Barba-dori, capi della fazione, a render conto di sè. Costoro, temendo la sorte di Cosimo, non vollero obbedire, ma corsero alle armi e sforzavansi di porre sossopra la cittadinanza, la quale non volle secondarli. In fine il papa Eugenio IV, che allora con la sua corte s'era rifuggito in Firenze, si frapposé e fece che gl'insorti deponessero le armi, e si pacificassero col reggimento.
      La signoria intanto aveva fatti venire in città i soldati sparsi pel territorio; e come ne ebbe munito il palazzo e gli altri luoghi forti, chiamò il popolo a parlamento, e provvide che si creasse una nuova balia. Questa dannò al confino Rinaldo degli Albizzi e tutti coloro che fino allora avevano governato la repubblica, e richiamò Cosimo dei Medici; il quale poco dopo ritornava in patria accolto e festeggiato da' suoi concittadini, e più che mai potente, e anelante di esterminare i suoi nemici.
      La fazione de'Medici incominciò a governare lo Stato con modi tirannici assai maggiori e più scoperti di quello che si potesse rimproverare alla fazione degli Albizzi. Cosimo fece sua norma di governo questa massima, pane alla plebe e capestro ai grandi. Implacabile contro i suoi nemici, quante volte per gli esuli finiva la pena del bando, ei trovava modo a rinnuovarla, e non solo non abborriva dallo spargere il sangue, ina per le sue relazioni con tutti i potentati d'Italia faceva darsi nelle mani tutti coloro che per sottrarsi alle sue vendette cercavano asilo in altre città. Cosimo Barbadori e Zanobi Belfratelli che erano fuggiti a Venezia, furono presi dal Senato e mandati a Firenze, dove il Medici gli fece insieme con altri cospicui cittadini decapitare. AH' incontro profuse largamente gli onori e le dignità pubbliche sopra i suoi partigiani. Onde si videro molti improvvisi cangiamenti di condizioni e di fortune. Tutti gli Alberti, che circa cinquanta anni innanzi erano stati banditi, rimpatriarono; le antiche condannagioni furono dichiarate nulle; i nobili liberati dal divieto ed uguagliati agli altri cittadini; cosi lo antico spirito democratico andavasi spegnendo, e Cosimo incominciava a spianare ai suoi discendenti la via verso il principato.


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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