Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      XXI. Rinaldo degli Albizzi, che seguendo le orme del padre aveva sì vigorosamente difesa la patria contro il giogo straniero, adesso per sete di vendetta non si astenne dal concitarle contro le armi de'più pericolosi nemici del nome fiorentino. Egli insieme con altri pochi esuli, rotto il confino, e quindi dannato alla pena capitale, corse a Filippo Maria Visconti per muoverlo a far guerra contro i Fiorentini. Il duca, benché fosse stato aspramente avversato dall'Albizzi mentre dominava la costui fazione, si lasciò rimovere dagli argomenti dello accorto Fiorentino, il quale, a quanto dicono alcuni scrittori, non dissimulò essere suo intendimento non di ridurre la fiorentina repubblica sotto la dominazione viscontea, ma rovesciarvi il governo, riformare lo Stato e stringersi in lega con Filippo Maria.
      11 pretesto a incominciare la guerra, in onta alla pace di recente conclusa, era inaspettatamente sorto, e sembrava che i Fiorentini e i Veneziani fossero stati primi à romperla. Allorché Alfonso d'Aragona fu menato prigioniero a Milano dopo la battaglia navale di Gaeta, il Visconti, vinto dal senno e dalla eloquenza dello Aragonese, fece lega con lui a fine di difendersi scambievolmente dai Francesi; ma lasciandolo libero senza taglia fece comandamento ai Genovesi di allestire sei grandi navi per ricondurlo onorevolmente nel regno. Grandemente se ne sdegnarono i Genovesi. Ed essendo stati pregati dai cittadini di Gaeta a custodire la loro città finché durasse la guerra, il duca non consentì che accettassero l'offerta. Tutta la città fremeva e con manifestissimi segni mostrava impetuoso ardore di ribellare e scuotere il giogo del duca. Questi con improvidi consigli accresceva il pubblico sdegno. E mentre Erasmo Trivulzio prendeva solennemente l'ufficio di governatore, il popolo genovese insorse, e capi tanato da quello stesso Francesco Spinola che aveva riportata la vittoria di Gaeta, assaltando il presidio milanese Io forzò a rendersi. Savona seguì lo esempio di Genova; l'anno 1433 chiudevasi, e i Genovesi riacquistavano la libertà, riformavano le patrie leggi, e spedivano ambasciatori a Firenze e a Venezia per chiedere amistà, alleanza e protezione contro il comune nemico.


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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