Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'291
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
di tutte le parti belligeranti ragunaronsi a Capriana; e lo Sforza che era stato concordemente eletto arbitro, dettava i patti della pace. Tutti tornarono al possesso de' loro dominii, salvo il Gonzaga che dovè rinunciare ai diritti che pretendeva avere sopra certe terre: e la pace fu fatta con gran giubilo dei popoli, tanto tempo travagliati dai mali della guerra.
La pace avrebbe potuto durare lunghi anni se lo stesso Visconti e papa Eugenio non l'avessero tosto turbata. Il duca, come sempre soleva, mosso dal primo impeto a fare alcuna cosa, cessato quello, se ne pentiva in guisa da non poter trovare quiete se non disfaceva il già fatto. Appena ebbe data in isposa la figliuola sua a Francesco Sforza, pensando di averlo reso troppo potente, temè che un di lo potesse tenere in soggezione e onninamente spodestare. Quando ei dunque rivolgeva in mente il pensiero di porre freno alla grandezza del genero, di fuori gli venne lo incitamento ad avversarlo. Mentre per la successione di Giovanna di Napoli fervevano nel regno le gare tra la parte angioina e l'aragonese, e tutto il regno era devastato dalla guerra, Eugenio IV mandò il patriarca d'Aquileia ad Alfonso proponendogli di riconoscerlo legittimo signore del reame purché si obbligasse a ritorre la Marca d'Ancona dalle mani dello Sforza e renderla alla Chiesa. Lo Aragonese accettò la proposta; la fortuna lo secondò; e poiché vide il suo rivale fuggirsi in Provenza, quantunque dal papa avesse anche egli ricevuta la investitura, pacificamente si assise sul trono di Napoli. Mentre adunque il papa apparecchiavasi ad assaltare lo Sforza nella Marca, Alfonso indusse il suo alleato di Milano a collegarsi con la Chiesa contro il genero, e perchè il duca teneva in grande riverenza il re, non esitò un istante ad assentire alla impresa. Niccolò Piccinino, postosi al soldo del papa, invadeva con un poderoso esercito la Marca, nel tempo medesimo che Alfonsa aveva fatto muovere le sue soldatesche. Francesco Sforza fu ridotto a tale estremità, che chiese soccorso ai Fiorentini e ai Veneziani. Ma questi, comecché accogliessero le preghiere del valoroso guerriero, temevano di dichiararsi apertamente a fine di non riaccendere la guerra per cosa che loro riusciva di
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