Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'296
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
gio, fu mestieri mostrarsene satisfatti. A mezzo novembre 1447 prese d'assalto e orrendamente saccheggiò Piacenza che era considerata la seconda città di Lombardia; e il fatto parve tale che empì di stupore tutta Italia e forte sgomentò i nemici dei Milanesi. Antonio Trivulzio che era guelfo, e quindi temeva più lo Sforza che Venezia, gì' indusse a trattare di pace. Ma Francesco Sforza, che in quella pace vedeva andare a vuoto tutti i suoi disegni, mise tale scissura non solo nel consiglio degli Ottocento che doveva approvarla, ma fra gli stessi capi del governo; e la pace non ebbe luogo. Riarse più feroce la guerra; e presso a Caravaggio nel settembre del susseguente anno lo esercito veneto comandato da Michele Adendolo, fu rotto e quasi tutto rimase prigioniero. E'parve che Milano non avesse più a temere degli esteriori nemici; tutto o pressoché tutto il territorio era riconquistato. I Francesi del duca d'Orleans erano stati sconfitti da Bartolommeo Colleoni altro capitano della repubblica: il tesoro era esausto; i cittadini avevano bramosia di pace per avere agio di dare più convenevole ordinamento allo Stato. Ma lo Sforza faceva assai diversi divisamenti. Reputando di avere troppo indeboliti i Veneziani in guisa che le ostilità sarebbero di per se cessate, diede libertà a tutti i prigionieri fatti nella battaglia di Caravaggio. E questo fu manifesto indizio di quello improvviso cangiamento di parte, eh' egli da lungo tempo apparecehiavasi a fare.
Dopo la sconfitta di Caravaggio, i Milanesi offrirono pace a' Veneziani; ma questi-ricusarono, e appena riavuti dal primo colpo della sinistra ventura, tolsero il comando delle armi a Michele Attendolo e lo confinarono a Conegliano, lasciandogli una piccola paga; chiamarono da ogni contrada d'Italia nuovi condottieri, e rinnovarono le loro richieste alla signoria fiorentina, la quale mandò loro duemila cavalli e mille fanti. Nel tempo stesso Pasquale Malipieri commissario della veneta repubblica, mentre nel territorio veronese studiavasi di raccogliere e riordinare le disperse milizie, offrì allo Sforza la signoria di Milano quante volte ei consentisse ad abbandonare i Milanesi, e passare sotto il vessillo di San Marco.
Senza esitare accettò lo Sforza la proposta: e nell' ottobre
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