Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO OTTAVO.
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      fu fermata una convenzione, per virtł della quale egli assicurava ai Veneziani Bergamo e Brescia, prometteva Crema e la Ghiara d'Adda, mentre coloro obbligavansi ad aiutarlo nella conquista delle cittą gią possedute dal duca. Alla nuova di questo inaspettato e improvviso tradimento fremerono di sdegno i Milanesi, e si videro quasi irreparabilmente perduti allorquando i loro capitani uno dopo l'altro seguirono lo Sforza. Al quale inoltre andavano cedendo le altre cittą. Prima a darne lo esempio, dopo Pavia, che come di sopra dicevamo, gli si era data, fu quella stessa Piacenza che era stata da' suoi soldati orrendamente messa a ruba; quindi Abbiategrasso, Varese, Tortona, Alessandria, Parma, Lodi, Crema. Nulladi-meno i Milanesi, deliberati a fare una disperata resistenza; ed avendo un poderosissimo esercito, riceverono soccorso donde meno se lo aspettavano.
      XXVI. I Veneziani, vedendo i rapidi progressi dello Sforza, apersero gli occhi al vero, e s'ingegnarono di riparare al gravissimo errore nel quale erano imprudentemente caduti. Avevano per tanti anni e con tanto dispendio sostenuta una ostinata guerra per frenare l'ambizione di Giovanni Galeazzo e di Filippo Maria, astuti politici ma inettissimi alle armi, e adesso seguitavano a guerreggiare contro una innocente repubblica, chc implorava la loro alleanza, e volevano inalzare sulle rovine di quella il pił formidabile capitano e uno de' pił destri politici che fosse in Italia, il quale appena raffermo sul trono sarebbe diventato il loro naturale emulo e forse nemico. Pensarono quindi di precidergli i passi, e ad un' ora lasciare nella condizione di debolezza al quale era ridotto il gią potentissimo Stato di Milano ; in tal guisa Venezia sarebbe rimasta il potentato pił grande della Italia superiore, e vi avrebbe tranquillamente predominato. Nel settembre del 1449 i Veneziani, dopo non poche pratiche colla pił profonda secretezza condotte, fecero coi Milanesi un trattato che riconosceva la repubblica di Milano con un territorio che avesse per confine l'Adda, il Ticino, il Po e le Alpi elvetiche. Francesco Sforza doveva rimanere signore di Novara, Tortona, Alessandria, Pavia, Piacenza, Parma e Cremona, rendere Lodi, e rinunciare a qual si fosse pretesa sopra Milano e Como. Un uomo


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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