Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'300
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
Il Porcari, mandato potestà in Anagni, era tornato a Roma e seguitava in ogni occasione a riaccendere nel cuore dei Romani il sacro fuoco della libertà. Un dì celebrandosi certi giuochi in piazza Navona tentò di eccitare un tumulto, per la qual cosa venne esiliato a Bologna, e gli fu fatto comandamento di rappresentarsi tutti i giorni al cardinale Bessa-rione che reggeva quella città.
XXVIII. Stefano Porcari prendeva la dolorosa via dello esilio, ma seco recava l'ardente bramosia di ridare a Roma l'antica grandezza. Riandava col pensiero la storia di Cola di Rienzo; vedeva che il tentativo era stato magnanimo e prospero, e se non aveva avuto durevoli effetti ei ne dava la colpa al tribuno, tanto destro e potente a commuovere il popolo, quanto inetto e insano a governarlo. Sempre intento a speculare il miglior modo di bene avviare la impresa, ine-briavasi a segno che' rileggendo certi versi che — secondo porgeva la fama, quantunque gli eruditi ne dubitassero—il Petrarca aveva scritti a Cola per inanimarlo alla magnanima intrapresa, gli appropriava a sè e vedevasi in essi vaticinato. Da cosiffatte illusioni fu indotto a credersi tenuto, per volere soprannaturale, a liberare la patria dalla tirannide politica dei sacerdoti. E costoro dal lungo esilio erano ritornati peggiori all'antica sede della cristianità. Martino V nel 1420 aveva restaurata la potestà temporale; ma Eugenio IV ne era stato spogliato e costretto a fuggire da Roma che seguitava ad essere governata dai caporioni, eletti dal popolo di cui erano rappresentanti. Niccolò V non fece nuovi editti per attentare agli statuti e alle consuetudini della città, ma supponeva come cosa da non porsi in dubbio, i Romani come sudditi suoi dovergli anco nelle cose temporali cieca obbedienza. Essendo inesperto nelle cose di governo come quegli che non vi s'era mai immischiato, poco curavasi de'pubblici negozii, trascurava affatto i bisogni de' sudditi, reputando non di abbagliarli, ma di rendergli partecipi della sua soddisfazione nel vedere la città adornarsi di tanti leggiadri e maestosi monumenti. Il fasto più che principesco dei cardinali, invece, provocava i mali umori nella plebe non che ne' patrizii. Onde molti, benché non avessero l'ardimento del Porcari, nutri-
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