Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO OTTAVO.
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fatti a salvarsi armeggiando con la politica, che significava tutta la famiglia delle astuzie, degli inganni, delle tradigioni, degli spergiuri che poi la ipocrita civiltà chiamò diplomazia, non erano punto disposti a profondere la pecunia loro e il sangue de'loro soldati in una impresa impossibile. Quegli Stati, che erano più vicini o diventati limitrofi alle nuove conquiste dei Turchi, destreggiavansi e cercavano di renderseli amici anzi che provocarne il furore. Venezia difatti in prima non vide altro espediente che fare con essi un trattato: il quale per allora ritardò — e non era poco — ina non evitò un conflitto che pochi anni dopo quasi sola sostenne e si .rese eternamente benemerita di tutta l'Europa cristiana.
Questo trattato che assicurava ai Veneziani in Costantinopoli le loro vetuste consuetudini, reca maggior maraviglia qualvolta si consideri essere stato concluso regnante ancora Francesco Foscari. Dalle cose di sopra raccontate si è veduto che per l'ambizione di cotesto patrizio la repubblica abbandonò la sua secolare politica, e s'intromise nelle cose d'Italia, con
10 intendimento di allargare nella penisola il proprio territorio. Gli amanti del vivere antico, o come oggidì si direbbe, i conservatori, temendo della indole bellicosa del Foscari, comecché molti fossero amici di lui, gli avevano negato il voto, ma la sua destrezza trionfò d'ogni opposizione. Nò inganna-vansi ne'loro timori. Il Foscari nel suo lungo regno di circa trentaquattro anni tenne la repubblica sempre in guerra; e non ostante che le acquistasse molte importantissime città,
11 tesoro dello Stato trovavasi esaurito, e le colonie del Levante non erano più così floride come nei precedenti tempi. E quantunque il doge fosse nello esercizio della potestà sua infrenato da tali impedimenti che lo rendevano un vano simulacro, nulladimeno Francesco Foscari con quella energia di parola che potentemente penetra ne'cuori altrui e vi trasfonde quei sentimenti che infiammano il petto dell' oratore, con quella longanimità ed operosità che si tira dietro anco i repugnanti, trasfuse il proprio spirito nei consigli della repubblica, e gì' indusse sempre a volere ciò che egli volle. E non per tanto sostenne vigorosissima e lunga lotta massimamente con quei magistrato che teneva in perpetuo terrore qual si fosse uomo
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