Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      '305 STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      nella repubblica. Della quale lotta reputo pregio dell'opera qui raccontare brevemente un fatto che meglio di qualsiasi ragionamento rappresenta la condizione del capo supremo di quella potentissima aristocrazia.
      XXXI. Nel febbraio del 1445 un esule fiorentino accusò agi' inquisitori di Stato Jacopo Foscari, unico figliuolo che era rimasto al doge dopo la morte degli altri tre. Gli apponevano la colpa di avere ricevuto non so che dono di pecunia e di gioie da Filippo Maria Visconti, mentre era in guerra con la repubblica. La minima denunzia anco sfornita di prove bastava, mas'sime in cose concernenti la salute dello Stato, per imprigionare e anche capitalmente punire qualunque cittadino. Jacopo Foscari, quindi, sottoposto a crudelissima tortura, confessò ciò che vollero i suoi carnefici, e fu mandato a confino in Napoli di Romania. Giovandosi del caso che la nave, la quale lo trasportava in esilio, fu costretta ad approdare in Trieste, egli ottenne di espiarvi la pena, e poi gli fu dato per luogo d'esilio tutto il territorio di Treviso.
      Mentre egli quivi stanziava con la consorte, avvenne che nel novembre del 1450 fosse assassinato Almoro Donato, capo del Consiglio dei Dieci. GÌ' inquisitori di Stato non avendo potuto scoprire 1' uccisore, fondandosi sul fatto che un servitore di Jacopo era stato veduto quella medesima sera in Venezia, sospettarono forte del suo signore. Ma invano gli dettero ottanta tratti di corda ; il fido servitore negò irremovibilmente il delitto; non perciò la innocenza di Jacopo fu riconosciuta. Il consiglio de'Dieci lo fece venire a Venezia e lo sottopose a crudelissima tortura, e non potendone ottenere alcuna confessione per farne argomento a punirlo nel capo, lo confinò alla Canea. Tempo dopo Niccolò Erizzo, venendo a morte, confessò d'essere egli stato l'uccisore del capo del Consiglio de' Dieci, e nulladimeno Jacopo Foscari non fu richiamato dall' esilio. Il misero genitore che non dubitava della innocenza del figlio pregò il consiglio che gli consentisse di rinunciare alla sua dignità; ma tale proposta ch'egli aveva già fatta più volte, venne respinta, e Francesco, già oppresso dagli anni e dalle sciagure, fu costretto a starsi sul trono come Prometeo legato allo scoglio e bere fino all'estrema stilla il calice del dolore.


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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