Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      '306
      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      a compirne i doveri-. La costituzione della repubblica inibiva ai dogi di rinunciare: nondimeno i Dieci si appresentarono al doge per persuaderlo a lasciarsi eleggere un successore. Francesco Foscari, richiamandosi alla legge, disse non potere farlo da sè, ma essere pronto ad obbedire ad un decreto del consiglio che glielo comandasse. I Dieci decretarono; il popolo a tanta crudeltà si commosse; ma quelli fecero un editto che vietava a chiunque di parlare del caso, sotto pena di essere tratto dinanzi agli inquisitori di Stato. Il misero vecchio, cacciato da quel palazzo dove avea per tanti anni e con tanta pompa abitato, udiva le campane suonare a festa per celebrare la elezione di Pasquale Malipieri, allorquando, rompendoglisi una vena nel petto, cadde privo di vita.
      E non pertanto Venezia per confessione di tutti i più cospicui politici di quel tempo era il migliore governo d'Italia non solo, ma di tutto il mondo incivilito. In essa generalmente trovavano asilo tutti i liberi pensatori, essa sola gli salvava apertamente dai roghi della inquisizione che altrove andava facendosi formidabilissima. Il suo ordinamento aristocratico forse aveva mestieri di quei tiranneschi e inesorabili provvedimenti, che incutevano terrore al ceto governante: ma il popolo, come altra volta dicevamo, disavvezzandosi a poco a poco dalla rimembranza de'propri diritti civili, non ne sentiva più il bisogno, e godeva dei beni della civiltà senza sperimentarne gì' incomodi come seguiva nella sua emula che pure portava il magnifico nome di repubblica.
      XXXII. Genova era allora travagliata, forse quanto non era mai stata nei precedenti tempi, dalle cittadine discordie. Ora soggetta a Francia, ora alleata del re di Napoli, mentre profondeva i tesori e il sangue de'suoi cittadini nelle lunghe e cruente contese delle parti Angioine ed Aragonesi, era in casa propria lacerata dal conflitto dei Frcgosi e degli Adorni. Costoro che avvicendavansi nell' occupare il supremo magistrato della repubblica, avevano saputo così potentemente trasfondere in cuore al popolo le proprie maligne passioni, da renderlo pressoché insano, e non fargli punto conoscere che versava il proprio sangue non per rendere libera la patria e raffermarvi un governo migliore, ma per subire la tirannide


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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