Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'308
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
essendo in guerra con gì' Inglesi, chiese al Comune di Genova di armare alcune galee. I consigli, non avendo animo di rispondere con un rifiuto al monarca che era loro signore, ragunavansi di frequente, ma non sapevano nulla deliberare. Un giorno, mentre gli animi si erano infiammati nel lungo discutere, levossi un cittadino gridando essere ormai tempo di difendere, non con le ciarle ma con le armi, i diritti del popolo, e uscendo precipitoso dalla sala, corse le vie per commuovere la cittadinanza.
Il popolo insorse in poco numero; i magistrati speravano quietarlo con gli ammonimenti; ma la folla armata andava sempre ingrossando, e nella notte tutta la città era in armi; di guisa che il governatore francese fu costretto a rinchiudersi nella fortezza del Castelletto. I magistrati continuavano le pratiche coi capi degl' insorti allorquando arrivarono in città due uomini seguiti da masnade di contadini, il che reso impossibile ogni pacifico negoziato. Era il primo Paolo Fregoso arcivescovo di Genova. Ambizioso, crudele, irrequieto; rotto a tutte le turpitudini che infamano la umana natura, non solo proteggeva i facinorosi, ma ne' tempi di pace stimolava le loro prave passioni. L'altro era Prospero Adorno, uomo meno riprovevole del suo rivale, ma parimenti ambizioso e prono alla violenza. Entrati costoro per due diverse porte, la plebe subitamente si scisse in due, e venne alle armi, finché la parte dello Adorno fu sul punto di riconciliarsi coi Francesi e tirare a sé tutta la popolazione, la quale aboliva lo arcivescovo , credendolo venuto in città non per liberare la patria dal giogo straniero, ma per vendicare la morte di suo fratello Pietro ucciso due anni innanzi in un popolare tumulto. Paolo Fregoso conobbe allora tutto il pericolo di ostinarsi nella resistenza e mosse pratiche d'accordo col suo avversario. Gli dimostrò pari essere gì' interessi d'ambidue, pari le forze, quindi avrebbero fatto meglio, invece di consumarsi l'un l'altro, occupare a vicenda la maggior dignità dello Stato, e per dargli prova della sua buona fede egli, arcivescovo, cedeva il luogo a Prospero. In tal modo pacificaronsi, e lo Adorno fu eletto con unanime assenso doge di Genova.
In questo mentre Francesco Sforza che ambiva alla signo-
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