Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'317
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
del re Alfonso a dolersi della Repubblica, mostrò il capo scoperto, e domandogli di qual colore fusse; al quale risposero bianco; ed egli allora soggiunse: E' non passerà gran tempo, che i vostri Senatori V avranno bianco come io. Domandandogli la moglie pocbe ore avanti la morte, perchè tenesse gli occhi chiusi, rispose: Per avvezzargli. Dicendogli alcuni cittadini dopo la sua tornata dall'esilio, che si guastava la città, e facevasi contra Dio a cacciare di quella tanti uomini dabbene, rispose: Coni'egli era meglio città guasta che perduta: e come due canne di panno rosato facevano un uomo da bene; e che gli stali non si tenevano con i paternostri in mano: le quali voci dettero materia ai nimici di calunniarlo, come uomo che amasse più se medesimo che la patria, e più questo mondo che quell'altro. Potrebbonsi riferire molti altri suoi detti, i quali come non necessarj s' omettono. Fu ancora Cosimo degli uomini littcrati amatore ed esaltatore, e perciò condusse in Firenze lo Argiropolo, uomo di nazione greca, ed in quelli tempi litteratissimo, acciocché da quello la gioventù fiorentina la lingua greca e l'altre sue dottrine potesse apprendere. Nutrì nelle sue case Marsilio Ficino secondo padre della platonica filosofia, il quale sommamente amò; e perchè potesse più comodamente seguitare gli studj delle lettere, e per poterlo con più sua comodità usare, una possessione propinqua alla sua di Careggi gli donò. Questa sua prudenza adunque, queste sue ricchezze, modo di vivere e fortuna lo fecero a Firenze dai cittadini temere ed amare, e dai principi non solo d'Italia, ma di tutta l'Europa maravigliosamente stimare; donde che lasciò tal fondamento ai suoi posteri, che poterono con la virtù pareggiarlo, e con la fortuna di gran lunga superarlo; e quella autorità che Cosimo ebbe in Firenze, non solo in quella città, ma in tutta la Cristianità aver meritava. Nondimeno negli ultimi tempi della sua vita sentì gravissimi dispiaceri; perchè dei duoi figliuoli eh' egli ebbe, Piero e Giovanni, questo morì nel quale egli più confidava, quell'altro era infermo, e per la debolezza del corpo poco atto alle pubbliche e alle private faccende. Dimodoché facendosi portare dopo la morte del figliuolo per la casa, disse sospirando: Questa è troppo gran casa a si poca famiglia. Angustiava
| |
Alfonso Repubblica Senatori V Dio Coni Cosimo Firenze Argiropolo Marsilio Ficino Careggi Firenze Italia Europa Cosimo Firenze Cristianità Piero Giovanni
|