Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'318
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
niente compianto, e i posteri per lo amore eli' egli mostrò singolarissimo alle lettere, per le beneficenze di che fu libéralissimo agli uomini insigni, gli dettero il nome di magnanimo, e i dotti che in particolar modo furono da lui beneficati ne scrissero eloquenti pagine di encomio. Scendeva nel sepolcro consolato dalla certezza di avere per lunghi anni rafferma la pace nel regno eh' ei lasciava a Ferdinando suo figlio naturale. Ma s'ingannava, imperciocché tosto dopo la sua morte riarse più che mai la guerra tra le vecchie fazioni, che il vigoroso suo braccio aveva sopite, ma non annientate; e il suo figliuolo, che non aveva punto ereditate le paterne virtù, tiranneggiò ferocemente i popoli soggetti. Circa diciannove mesi dopo la morte di Cosimo de'Medici, nel marzo del 1466, moriva anch' esso Francesco Sforza, il più grande e fortunato venturiere che fosse in quella età fecondissima di strenui capitani. Resse i suoi popoli con vigorosissimo braccio, e non solamente non macchiò il proprio nome con le nefandezze dèi Visconti, ma fu singolarmente liberale e magnifico; e perchè aveva senno politico pari alla virtù militare, attese con sommo vantaggio de' sudditi al governo civile dello Statò. I suoi biografi raccontano maraviglie delle sue doti di corpo e di mente; ma non scrivono scevri da passione. Certamente ei fu uno degli uomini più straordinarii di cui serbino ricordanza lo storie, e fra i molti ladroni armati di quei tempi fu dei pochi o il solo che esercitasse il cruento mestiere delle armi spinto da meno abietta ambizione. Gli storici lo additeranno con ammirazione ai posteri come uno degli avventurati creatori della propria fortuna, e finché potente cagione alle lodi degli uomini sarà la prospera ventura, seguiteranno a fargli plauso.
XXXVI. La morte di Cosimo de'Medici congiunta a quella di Francesco Sforza fu cagione di gravi perturbamenti in Firenze. Cosimo in tutta la vita sua aveva ambito di rendere predominante la propria famiglia nella repubblica. Poco fidando nel suo primogenito Pietro per essere uomo di poco senno e di malferma salute, aveva posta ogni speranza in Giovanni che mostrava non dubbie prove d'essere fornito delle doti necessarie ad un savio uomo di Stato. Ma sciaguratamente
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