Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO OTTAVO.
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      la morte lo colse nella età di quarantadue anni nel novembre del UG3; e vogliono gli storici che questa amarissima perdita fosse la cagione precipua che pochi mesi dopo trasse Cosimo al sepolcro. Pietro de'Medici, nondimeno, pretendeva di essere come il padre suo capo della repubblica; ma coloro, che a lui si riputavano molto superiori, male pativano tanta presunzione, e non erano disposti a mostrargli quella riverenza, in cui erano stati costretti a tenere il venerando vecchio mediceo. Gli stessi più fidi amici della sua casa, quindi, si accostarono a Luca Pitti che pel felice ardimento mostrato mentre era stato gonfaloniere, aveva acquistata reputazione grandissima, e negli ultimi mesi della vita di Cosimo pareva gli fosse succeduto come capo di quella parte che reggeva Io Stato. L'ostinazione di Pietro a volere governare i pubblici affari fece si che il poderoso partito si scindesse in due fazioni, l'una delle quali, aderente sempre ai Medici, chiamavasi parte del piano, l'altra, fautrice di Luca Pitti, dal luogo dove egli aveva edificato il suo magnifico palazzo chiamavasi del poggio. In questa annoveravansi alcuni reputatissimi cittadini nei quali Cosimo aveva posta immensa fiducia, e di costoro principalmente si valse Luca Pitti per riportare piena vittoria sopra il suo rivale.
      Fra i vecchi amici de' Medici era Diotisalvi Neroni, venerabile uomo che godeva fama di grandissima prudenza. Conoscendo più che altri l'indole di Pietro de' Medici, erasi se-cretamente congiunto con la fazione del poggio e però togliendo argomento che a Pietro erano intervenute certe gravi perdite commerciali, lo persuase a ritirare tutte le somme che Cosimo aveva date in prestanza agli altri cittadini. La qual cosa equivaleva a gettare la cittadinanza in un quasi generale disastro. Chiunque avesse avuto fior di senno avrebbe equamente estimato il pericolo che poteva far nascere un così imprudente consiglio; nondimeno Pietro, affranto dalle continue infermità, non sentendosi forze bastevoli a sostenere tanta soma di mercantili faccende, deliberò di cessare dalla mercatura e godersi in pace le immense ricchezze accumulate dal genitore. L'anima del mercante spegneva quella dell' uomo politico. Come ai trafficanti e ai possessori di terre Pietro chiese la restituzione


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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