Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO OTTAVO.
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quali a quanto si disse, avevano fatto pensiero di assaltarlo nel cammino e porgli le mani addosso. Per iscusare se dall' essersi circondato di tanta gente d' armi nel suo palazzo Pietro de' Medici mandò alla signoria una lettera di Giovanni Bentivoglio capo del comune bolognese, il quale gli scriveva che ad invito de'malcontenti Fiorentini, il duca di Modena aveva fatto muovere molte milizie che già scendevano giù verso Firenze per le montagne del Frignano. La fazione del poggio allora conobbe non esservi più tempo da perdere e volle correre anch'essa alle armi. Ma Luca Pitti, che era in secreto trattato con Pietro de'Medici, e Niccolò Soderini che era sul punto di muoversi con le tre compagnie di soldati tedeschi e alquanti cittadini armati, rispose: la riverenza e l'affetto verso Cosimo vietargli di osteggiare in cosiffatta guisa il figlio di lui.
Pietro intanto aspettando che entrasse in ufficio la nuova Signoria, fece ai suoi avversarli proporre un armistizio. E come il gonfaloniere e i priori sortirono tutti a lui favorevoli, la vittoria non fu più dubbia; e però gli amici della libertà accettarono le proposte; e le armi posaronsi. Pochi giorni dopo il gonfaloniere che aveva nome Roberto Lioni, adducendo un pretesto, chiamò il popolo a parlamento, e fra mezzo alla gente armata che cingeva la piazza, lo costrinse a creare una balìa di otto cittadini, uomini ligi a Pietro de'Medici, i quali, stanziarono che la estrazione a sorte dei magistrati rimanesse sospesa per dicci anni, e che le magistrature si dessero, come dicevasi, a mano, la qual cosa importava che veniva concesso ai Medici un decennio di tirannia. Allora i buoni patriotti precipitosamente fuggirono; ma la signoria condannò i principali in varii modi, e non si astenne dall' opprimere coi supplicii e col sangue ogni aspirazione alla libertà.
XXXVII. 1 cittadini che si sottrassero con la fuga alle vendette del partito dei Medici, essendo ricchi e potenti, fecero divisamento di rimpatriare con la forza e muovere contro Firenze una guerra regolare come fra due potentati. Primamente si pacificarono con loro che erano stati esiliati al ritorno di Cosimo nel 1434. Chiesero protezione alla veneta repubblica, la quale per non rompere apertamente con la fio-
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