Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO OTTAVO.
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nersi fedele alla repubblica protettrice. Poche ore dopo i Pratesi corsero alle armi guidati da un Fiorentino e assalirono i faziosi, molti dei quali ne uccisero; e il Nardi con alcuni de' suoi colleghi ebbe mozzo il capo in Firenze. Il pericolo passò come nulla fosse stato. Assai più grave fu una sedizione circa due anni dopo scoppiata in Volterra. La quale sebbene fosse sotto la protezione dei Fiorentini che la consideravano come parte del loro territorio, nondimeno, tranne una lieve somma di pecunia che pagava ogni anno, e il potestà che vi mandava la signoria di Firenze, serbava tutti i suoi vetusti privilegi reggendosi a libero comune. Sorse un tumulto a eagione di una miniera d'allume che il comune aveva data in affitto a un Sanese. I Fiorentini s'avvisarono d'intromet-tervisi. I Volterrani sdegnaronsi e rifiutarono gli ammonimenti di Lorenzo dei Medici; che anzi sconsigliatamente fidando nelle promesse di soccorso fatte loro dagli esuli, di-chiararonsi apertamente ribelli alla repubblica. La signoria mandò in Volterra Federigo di Montefeltro, che la sottomise con le armi; e la città perdè per sempre le sue libere istituzioni. Nè in Firenze questo fatto produsse maggiore commovimento che il fatto di Prato. La fazione, che innanzi il governo di Cosimo aveva per tanti anni e con tanta gloria governata la repubblica, era ridotta alla impotenza; l'autorità dei Medici poteva considerarsi come consolidata; e la fortuna apparecchiava a Lorenzo vicissitudini tali da fargli assumere, quasi fosse assoluto principe, il reggimento della repubblica, e non mostrarsi più ligio ai suoi fautori, ma giovarsene e trattarli come satelliti obbedienti alla sua sola volontà. Ma quella stessa fortuna nello apprestargli cotesto splendido e glorioso futuro, gli aveva pur allora creati nuovi e tremendi pericoli.
XLI. Morto papa Paolo II, che era venuto in universale abborrimento per la sua sordida vita, per la sua avarizia, e per la brutale persecuzione contro gli uomini letterati, fu eletto a succedergli Francesco della Rovere che prese il nome di Sisto IV. Le cose che intorno a lui scrivono, in ispecie rispetto allo stemperato affetto pei suoi nepoti, gli storici de'suoi tempi, alcuni dei quali sono ecclesiastici, fanno inorridire noi posteri. Nulladimeno la cosa più importante agi' interessi dellaStorili dei Comuni italiani. — 2. 28
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