Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'332
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
tuendo a quelli la loro propria autorità. Ma ciò facevano con mirabile astuzia; imperocché, sebbene in sostanza fossero principi della repubblica, non osavano mostrarsi superiori agli altri cittadini, nè assumere titolo o dignità che potessero porre a repentaglio i loro disegni. In Firenze, smesso l'uso di nominare i magistrati per elezione, traevansi a sorte; la qual cosa doveva offrire a qualsifosse cittadino capace degli ufficii la probabilità di partecipare al governo della cosa pubblica. Se non che i Medici nominavano cinque così detti Accoppiatori, i quali senza interrógare gli intendimenti del popolo, facevano i gonfalonieri e i priori. Nò ciò era bastevole. I Medici accrebbero la potestà del Gonfaloniere, il quale, dapprima altro non essendo che un collega presidente de' priori, adesso aveva usurpata l'autorità loro ed esercitavala senza nè anche interrogarli. La signoria del popolo c' era in apparenza, ma i soli Medici ne dettavano i decreti. Inoltre, quella balìa che come magistrato straordinario soleva crearsi tutte le volte che la repubblica correva grave pericolo, i Medici resero tribunale permanente con poteri dittatoriali; ed essendo essa, come tutte le altre magistrature, nominata da loro, a loro beneplacito faceva i più arbitrarii e tirannici provvedimenti; dannava allo esilio o all'estremo supplizio senza forma nessuna di processo, levava imposte e balzelli senza formalità di consigli, disponeva della pubblica pecunia senza reputarsi tenuta a renderne conto a nessuno.
La plebe pasciuta dai Medici e inebbriata di feste e di spettacoli, lasciava fare. I popolani grassi andavano raminghi per le terre d'Italia e d'oltrernonti. Gli antichi nobili o magnati, che da Cosimo furono liberati della terribile soma degli Ordinamenti della Giustizia, erano ligi ai Medici; lo spirito della antica libertà fiorentina pareva spento: nessun ostacolo poteva fermare i Medici che si avviavano diritti a stabilire sulle rovine del patrio comune una sovranità simile alle tante che erano sorte e perduravano prosperevoli in Lombardia e in Romagna. Se non che il temerario procedere loro gli espose a gravissimo pericolo dal quale camparono quasi per miracolo.
Cosimo, che forse non ebbe mai il pensiero di farsi vero tiranno della patria, ma ambiva ad essere primo fra i cittadini,
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