Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO OTTAVO.
      £33
      si era per lunghi anni mantenuto in quel supremo grado, simulando moderazione. Spegneva senza misericordia tutti coloro coi quali non vedeva modo a riconciliarsi, ma studiavasi sempre di acquistare lo affetto o la riconoscenza delle più cospicue famiglie, e dicesi che morendo esortasse i nepoti a seguire il suo esempio se volevano vedere prospera, venerata, e sempre grande la propria casa. Giuliano che era il minore de' figli di Pietro era disposto a non deviare dagli ammonimenti dell'avo; ma Lorenzo, nel cuore del quale era più forte lo istinto della tirannide e più smisurata l'ambizione, pensò la sola e più sicura via di primeggiare essere quella di adoperare il ferro, o impedire che le famiglie le quali non si potessero o non fosse prudente spegnere, crescessero in ricchezza. Tra lo famiglie più cospicue, delle quali egli aveva cagione a sospettare, era primissima quella dei Pazzi. Costoro fino da quando per lo ingrandirsi del Comune fiorentino, non potendo menare la vita del feudatario ne' loro castelli di Valdarno, si erano ridotti ad abitare nella città, vennero compresi nel ceto dei nobili, finché Cosimo de'Medici, ritornato dallo esilio, li fece ascrivere all' ordine del popolo. Allora fu ad essi aperto l'adito agli ufficii e alle dignità dello Stato, e nel 1439 cominciarono a sedere fra la signoria e smettere onninamente i signorili costumi per vivere da popolani. Si erano dati al traffico, e il loro banco era de'più ricchi d'Italia. Che anzi quel savio ed accorto cittadino per togliere ogni cagione di rivalità fra le due famiglie, diede in isposa a Guglielmo dei Pazzi lanepote Bianca, sorella di Lorenzo dei Medici. Questo parentado in sulle prime strinse vie maggiormente i vincoli delle due famiglie; ma, morto Cosimo, si ruppero e fecero nascere un vicendevole odio cupo e implacabile che non poteva altrimente finire che col sangue.
      XLVII. Giovanni de' Pazzi aveva sposata la figliuola di Giovanni Borromei, ricchissimo uomo il quale morì senza avere fatto testamento. Lorenzo, volendo privare il Pazzi di sì pingue eredità, fece stanziare una legge, per virtù della quale i collaterali maschi venivano anteposti alle figliuole del defunto. Ma con questa legge non avrebbe ottenuto lo scopo se con somma impudenza non gli avesse dato effetto retroat-


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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