Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'334
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
tivo. In tal guisa Giovanni dei Pazzi fu privato del patrimonio del suocero; mentre i numerosi membri della famiglia che erano atti agli ufficii ne rimanevano scandalosamente esclusi. Francesco de' Pazzi, fratello di Giovanni e del marito di Bianca dei Medici, sdegnoso di vivere in tanto avvilimento, se ne andò a Roma per governare il banco che ivi teneva. Lo conobbero papa Sisto IV e Girolamo Biario, suo figlio — come lo chiamavano, ed era il vero signore di Roma — e lo dichiararono loro banchiere. E perchè il pontefice e il Riario avevano cagione di dolersi dei Medici, la dimestichezza di Francesco dei Pazzi fu potentissimo fomite ad accrescere nei loro cuori l'odio contro Lorenzo e congiurare insieme per vendicarsene. Non potendo con aperta aggressione riuscire nello intento, perchè i Medici avevano nelle mani tutte le forze dello Stato, e la loro fazione occupava tutti gli ufficii, deliberarono di assassinarlo a somiglianza del duca di Milano. Cosi, mancati i due Medici, sarebbe stato agevole rovesciare il governo e stabilirvi un nuovo ordine di cose a seconda dei disegni de' liberi cittadini e di quelli del pontefice.
Primamente trassero al loro partito Francesco Salviati, il quale procedeva fieramente avverso a Lorenzo dei Medici, che gli aveva negato il possesso dello arcivescovato di Pisa datogli da papa Sisto, mentre il papa faceva presso al confine fiorentino raunare un esercito col pretesto di punire Carlo da Montone che muoveva guerra a Perugia e guastava il territorio sanese. I Senesi, non prestando fede alle proteste dei Fiorentini, eransi collegati col re di Napoli, il quale per conto suo non poteva perdonare ai Medici la lega da loro fatta con gli Stati dell' alta Italia. In tal modo alla rovina di Lorenzo cooperavano i Pazzi, Sisto IV, Ferdinando di Napoli, e Siena.
XLVIII. Francesco dei Pazzi, essendo così disposte le cose di fuori, si condusse a Firenze per provvedere alla esecuzione della congiura; nella quale dopo non poche pratiche trasse suo zio Jacopo — che era il capo della famiglia — e di concerto con Francesco Salviati ne accrebbe e ordinò le fila in modo che il colpo non andasse fallito. Era nello studio di Pisa, Raffaello Riario giovinetto di diciotto anni nipote di Girolamo. Il papa lo creò cardinale; e la sua esaltazione doveva
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