Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO OTTAVO.
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lasciare morti su quel piano di ghiaccio mille e cinquecento uomini, e un buon numero di prigionieri, con tutta l'artiglieria e le salmerie.
Cecco Simonetta invece di apparecchiarsi a rinnovare la guerra stimň savio partito riaprire i negoziati di pace. E perchč gli altri cantoni la desideravano anch' essi non meno della reggenza di Milano, costrinsero gli abitatori di Uri a posare le armi, e la pace fu fatta.
Non perciň cessarono le trame del papa contro il ducato di Milano. Primamente mosse Luigi Fregoso, Ibletto de' Fieschi e Roberto di Sanseverino, i profughi Sforza zii del duca a perturbare gli Stati giacenti di qua dal Po fino al territorio toscano ; e segnatamente incitava Lodovico il Moro a deporre il nepote ed occupare il trono. Lodovico nello agosto del 14,79 si appresentň improvvisamente innanzi a Tortona, e ne prese possesso a nome del duca suo nepote. E perchč gli uomini sono sempre vaghi di novitŕ, prestando fede a Lodovico il quale diceva altro intendimento non avere che quello di liberare Giovanni Galeazzo dalle mani de' suoi iniqui ministri, gli aprivano spontanei le porte delle loro terre. Lo esempio di Tortona fu seguito da molti altri luoghi. Quaranta e piů castelli si arresero in un solo giorno all'usurpatore. La nuova di tal fatto destň gravissima costernazione nella corte milanese, la quale era scissa in due potenti fazioni, dell' una era capo Cecco Simonetta; 1' altra era capitanata da un Antonio Tassini ferrarese, il quale dalla condizione di servitore del defunto duca era diventato il consigliere piů fidato della duchessa, e tra tutti i cortigiani il solo che fosse d'inciampo al Simonetta. Questo Antonio Tassini adunque, instigato dai fratelli di Lodovico, persuase la reggente a chiamarlo alla corte; invano Cecco Simonetta si studiň con evidentissime ragioni distogliere la duchessa da quel passo fatale. Lodovico il Moro il dě 8 settembre entrň in Milano, e tre giorni dopo fece incarcerare il Simonetta con la sua famiglia.
Il venerando vecchio, straziato dalla tortura, in meno d'un mese dal dě della sua prigionia venne decapitato. Poco di poi giunse anche il giorno fatale per la duchessa e pel suo Tassini. Il dě 7 di ottobre 1480, cioč ventinove giorni dopo la sua
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