Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO OTTAVO.
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Lorenzo avrebbe forse trovato qualche espediente per sedurre il papa, appagando in alcun modo l'ambizione dei nepoti di quello; ma la cittadinanza fiorentina ormai era stanca di sostenere una disastrosa e dispendiosissima guerra a solo beneficio di Casa Medici. I sinistri umori erano cresciuti e scoppiavano in aperte rampogne; anco i fautori di Lorenzo in pubblico consiglio lo rimproveravano di avere messo a repentaglio la salute della patria per la sua sola sicurtà, e lo esortavano perchè senza indugio li disimpacciasse da tante molestie. Lorenzo, vedendosi alle strette, non conobbe altra via di scampo che quella di andare da sè alla corte di Ferdinando e indurlo alla pace. 1 suoi fedeli lo sconsigliavano dal porsi nelle mani di quel perfidissimo principe, che aveva già assassinato il prode Piccinino; ma egli fermo pur sempre nel suo proposito, e deliberato di farsi olocausto—come egli diceva — per la salvezza della patria, col titolo d'ambasciatore della repubblica s'imbarcò per Napoli. Quivi le accoglienze che gli vennero fatte dal re furono principesche. Il duca di Calabria scrivendo al padre aveva già appianata la via alle pratiche d'accordo, alla perfine il dì sesto di marzo 1480 la pace tra la repubblica e il regno fu fatta. Uno dei più importanti patti e forse il solo che inducesse Ferdinando al trattato fu la promessa che Lorenzo gli dette di non frapporre ostacoli allo intendimento che il duca di Calabria aveva di conseguire la signorìa di Siena. Così Ferdinando, avendo nel centro della Toscana un punto fermo e sicuro, auguravasi di estendere i suoi dominii, e nello equilibrio politico degli Stati italiani predominare in modo da governarli o renderseli soggetti tutti. E però pose in non cale le pratiche fatte dal papa a frastornare il trattato, spregiò le minacce con che voleva atterrirlo di collegarsi coi Veneziani, i quali come alleati dei Fiorentini avevano diritto ad essere consultati. Il re di Napoli si ostinò a volere la pace, la quale diciannove giorni dopo fu solennemente pubblicata.
LV. Necessario effetto di questa avventuratissima impresa fu che Lorenzo de' Medici il quale era già potentissimo, divenisse principe di fatto, se non di nome, della fiorentina repubblica. Con una nuova riforma dello Stato egli si assicurò
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