Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'316
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
in guisa che ormai poteva impunemente ardire ogni cosa, e per fino trovarsi in condizione di frustrare quei patti che egli, quantunque li conoscesse rovinosi alla Toscana ed alla Italia tutta, fu costretto ad assentire.
Non erano scorsi tre mesi da che era stata pubblicata la pace allorché in Siena le fazioni, che da lungo tempo guarda-vansi in cagnesco, istigante il duca di Calabria, corsero alle armi. Le milizie napoletane accamparono nella pubblica piazza parate a immischiarsi nel tumulto e giovarsene per opprimere tutte la fazioni. Il duca erasi a bello studio partito dalla città nel giorno in che doveva scoppiare il tumulto; e poiché alla parte popolana, o Monte del Popolo, venne fatto di riordinare
10 stato, escludendo dal governo della cosa pubblica il Monte dei Riformatori, il duca, al suo ritorno fu accolto come pubblico benefattore. Quindi diede compimento alla riforma creando un nuovo ordine che supplisse a quello de' Riformatori, e che fu chiamato Monte degli Aggregati, che erano fautori del duca, e furono trascelti fra i componenti di tutti i cinque monti, che innanzi il raccontato rivolgimento componevano la cittadinanza di Siena. Il duca di Calabria, avendo cosiffattamente posto la cosa pubblica in mano di gente a lui ligia, non aveva da fare altro che un sol passo per diventare tiranno di Siena e porla sotto la immediata dominazione della corona di Napoli. Se non che un inaspettato accidente parve mandato dalla Provvidenza a liberare Siena e tutta Toscana da un pericolo, dal quale forse non avrebbe altrimenti trovato scampo.
LVI. I Turchi erano improvvisamente sbarcati in Otranto, avevano espugnata la città e fatto spietato macello dei cittadini. Dicesi che fossero d'accordo coi Veneziani, e col papa stesso,
11 quale collegandosi con Maometto credeva atterrire Ferdinando di Napoli, senza aspettarsi che le armi ottomane avessero a romoreggiare così prossime agli Stati della Chiesa. Il forsennato pontefice allora non solo si accòrse del proprio errore, ma colpito da indicibile spavento, quasi mutasse indole, si dette ad esortare alla pace tutti gli Stati italiani da lui implicati in una ingiustissima guerra, si dette a gridare aiuto contro gì' infedeli, e a bramare veracemente quella pace da
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