Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO OTTAVO.
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lui stesso fino allora, non che rifiutata, maledetta. Il duca di Calabria corse precipitoso con le sue soldatesche al regno; il papa allestì in fretta un' armata navale e ne dette il comando a quel Paolo Fregoso, già arcivescovo, poi pirata, poi doge di Genova, ed ora fatto cardinale, e da ultimo riserbato dalla ventura a riusurpare con nuovi delitti e nuova astuzia la tirannide della sua patria. Forse le armi italiane insieme congiunte non avrebbero potuto far fronte ai feroci e potentissimi Turchi che gridavano d'andare a Homa, se la morte non avesse colpito Maometto II. Questo gran fatto accese la guerra tra i suoi figliuoli, che contrastavansi il paterno trono; e il capitano che teneva Otranto, e quello che dalle rive dell'Adriatico era pronto a gettare in Italia il numerosissimo esercito che egli aveva raccolto, furono costretti, questi a correre in Oriente, quegli a rendersi a patti. L'Italia fu nuovamente libera da ogni timore.
Ma tale severissimo ammonimento invece di far rinsavire Sisto IV, lo rese più insano. Onde in Italia si accese nuova e più minacciosa guerra. Il pontefice ambendo pur sempre di formare pel suo prediletto Girolamo Riario un principato di tutta la Romagna, come aveva già spogliati i signori d'Imola e di Forlì, così fece divisarnento di spodestare gli altri prin-cipucci. Gli parve giunto il tempo di porre le mani addosso al duca di Ferrara; ma la casa d' Este. sebbene non avesse vasto territorio, era potente in Italia; e il duca Ercole, che allora regnava, aveva in moglie una figliuola del re di Napoli. Per la qual cosa papa Sisto, pensando essere cosa, non che malagevole, temeraria accingersi alla impresa con le sole sue forze, fece un secreto trattato con Venezia, nel quale stipulavano reciprocamente la solenne promessa di partire le conquiste che si farebbero. I Veneziani cercarono e senza indugio trovarono il pretesto di venire alle armi. Nel maggio del U82 il doge Giovanni Mocenigo e il papa e Girolamo Riario signore d'Imola e Forlì dichiararono la guerra al duca di Ferrara. Questi fece ogni sforzo per abbonacciare i Veneti; ma perché la cagione che allegavano non era la vera che li muovesse alle armi, non ci fu via di riconciliazione, e fu forza accettare la disfida. Ercole d'Este sapeva che gli altri Stati d'Italia non
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