Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      '318
      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      10 avrebbero lasciato senza difesa, dacché cosiffatta guerra era di comune detrimento. E però Lorenzo de' Medici, Lodovico
      11 Moro e il re di Napoli, dopo essersi vanamente studiati di dissuadere il pontefice, dichiararonsi apertamente difensori del duca. Il loro esempio persuase gli altri minori tiranni d'Italia, i quali prevedevano d'essere vittime serbate alla insaziabile cupidigia di Sisto e del suo nepote. Ed ecco la Italia, ridivisa in due potentissime leghe. Si venne alle armi; le ostilità si accesero in varii luoghi; ma il grosso della guerra era ridotto nel territorio di Ferrara. Dopo lunghi e terribili travagli, mentre le sorti parevano più seconde alla lega ve-neta-papale che alla contraria, il papa, come taluni non senza ragione suppongono, ingelosito del futuro ingrandimento della repubblica in terraferma, tenne secrete pratiche col re di Napoli, e poiché entrambi furono concordi intorno ai patti, verso il finire dell'anno la pace fu pubblicata. I Veneziani ne rimasero attoniti; non avrebbero nè anche prestata fede alla portentosa nuova, se una veemente esortazione di Sisto ad accettare la pace non gli faceva accorti che erano stati traditi da colui che con promesse solennemente giurate gli aveva trascinati alla guerra. Pochi mesi dopo, trovandoli disobbedienti, fulminò contro loro una tremenda scomunica. La guerra quindi continuò contro tutti gli italici Stati sostenuta dai soli Veneziani, i quali avevano chiamato Ranieri II duca di Lorena per opporlo a Ferdinando di Napoli. Da quel tempo fino alla conclusione della pace, seguita in Bagnolo nello agosto del U83, vi furono stranissime complicanze, di non poco interesse per la cosa in sè, ma non necessarie ad accennarsi qui. Vero è che il papa il quale nel trattato vedeva satisfatti tutti, meno che Girolamo Riario, ne rimase siffattamente contristato che, esacerbatasi la sua consueta malattia della gotta, poco dopo moriva.
      LVII. Gli successe Innocenzo VIII, il quale, quantunque avesse indole ben diversa da quella di Sisto, non fu di minor danno alla Italia di quello che era stato il suo predecessore, del quale aveva emulati e forse superati gli scandali. Ei mosse i baroni di Napoli a ribellare contro Ferdinando: onde vanamente in quel regno fu sparso tanto sangue, e intristite le


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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