Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO OTTAVO. 3i9
condizioni di quei malarrivati popoli, senza che il papa, poi venuto a concordia col re, facesse il più lieve sforzo per salvare una sola di quelle vittime che egli aveva spinto a congiurare benedicendo e santificando la ribellione. Divenne ligio più presto che amico a Lorenzo de' Medici, dai tempo in cui Franceschetto Cibo, uno dei sette figliuoli d'Innocenzo, sposò Maddalena figlia di Lorenzo. E per maggiormente gratificarselo, egli che innanzi la sua consacrazione aveva giurato di non accrescere il numero dei cardinali, stabilito a ventiquattro, e non insignire di quella dignità uomini che non avessero trent'anni di età, la conferì a un giovanetto appena tredicenne, cioè a Giovanni de' Medici figlio di Lorenzo, e che poi fu il famoso Leone X. Anch' egli turbò la pace d'Italia; ma delle turbolenze seguite in varii Stati non faremo menzione che di quelle di Siena.
Siena, alla dipartita del duca di Calabria, sebbene rimanesse libera dalla tirannide di quel principe, perchè la riforma non era quella che faceva mestieri alla quiete dei cittadini, e perchè non era allogata sopra durevoli fondamenta, rimase preda ai demagoghi, i quali per mantenersi in istato, si dettero a spegnere e bandire gli uomini più cospicui di tutti i partiti. Circa due anni dopo, cioè nel 1482, i cittadini insorsero, cacciarono di seggio i demagoghi, e non vollero riconoscere per sovrano del comune altro ordine che quello del Monte del Popolo e che sempre era stato il più numeroso, e che quindi si accrebbe grandemente accogliendo nel proprio seno non piccolo numero d'individui appartenenti agli altri monti. Due anni appresso i demagoghi ritornarono potenti e ressero lo stato con nuovi rigori e violenze. Questa oligarchia era spalleggiata da Lorenzo dei Medici, al quale tornava utile che Siena, travagliandosi di continuo nell' anarchia, si distruggesse da sè o almeno non facesse lega coi nemici della potenza medicea. E difatti egliavevacoi demagoghi conclusa un'alleanza per venticinque anni mentre istigava e prestava aiuto alle torme degli esuli che ramingavano per la Toscana. Costoro alla fine fecero senno, posero in oblio i vecchi e i nuovi odii, e si diedero a cercare gli espedienti per rimpatriare e liberare la loro diletta città dalla tirannide di cui era oppressa. NellaStoria dei Comuni italiani. — 2. 30
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