Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO OTTAVO.
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brio, e in tal guisa costituendo una federazione più valida ed efficace e durevole delle passate leghe le quali erano state efunere e più dannose che utili alla patria. Ma Lorenzo dei Medici, al quale i posteriori scrittori danno le lodi di facitore di cotesta concordia di Stati stabilita sull'equilibrio, pose ogni studio per renderla inefficace, imperocché aspirando al principato, aveva mestieri de' principi che gli prestassero mano forte; e però nel corso della breve ma operosa sua vita lo veggiamo sempre affaccendato a sostenere i tirannelli, a suscitare e confortare le intemperanze delle plebi, non mai a promuovere la conservazione di alcuno degli Stati liberi nella penisola, quindi in suo cuore egli abborrì dalla vera e schietta colleganza con Genova e Venezia, con quello intendimento con che Cosimo suo avo aveva avversato il risorgere della repubblica milanese dopo la morte dell' ultimo de' Visconti. E a Lorenzo per essere in tutto uguale agli altri tiranni, altro non mancava che il nome e un diploma dell'imperatore o una bolla del papa, come usavasi a quei tempi. I suoi concittadini lo chiamavano principe del governo ch'egli, circondato da ufficiali abbiettamente ligi alla sua volontà, amministrava come cosa propria; e cotesto nome gli sarebbe stato, come oggi si dice diplomaticamente, riconosciuto se la morte anzi tempo non lo avesse spento il dì 8 di aprile del 1492 nella sua villa di Careggi presso Firenze. Gli amici ne fecero pietoso corrotto, i cortigiani lo celebrarono con lodi più che umane, le quali vennero ripetute dai posteri: ma la storia indagando i fatti di quel grande uomo, volendo anche tener di conto i suoi non pochi meriti come letterato, e dei letterati protettore magnifico, lo annovera fra i più insigni malfattori della sua terra materna, e della Italia.
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