Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      '357 STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      come ammaliati dalla sua facondia. Allorquando fece divisamente di recarsi in Firenze a piedi, secondo il costume degli antichi padri del suo ordine, era provetto nell' arte, e preceduto dalla reputazione di spirito profetico, eh' egli si era acquistata fuori di Toscana.
      La sua macilenta persona, la sua vita austera e irreprensibile, che in quella età corrotta richiamava alla memoria la immagine degli antichi cristiani, la sua intrepidezza, lo zelo delle cose di Dio che gli fiammeggiava visibile sulle pallide guance, gli avevano procacciata la rinomanza di santo anco fra coloro che solevano irridere alle cose sante. Fra i suoi innumerevoli proseliti annoveravansi uomini per sangue, per ingegno, e per grado cospicui. E non è dubbio che il loro favore non che la cieca venerazione del popolo Io inanimassero a correre la incominciata via, e contribuissero a farlo persuaso di essere destinato dal Cielo a perseguitare il vizio, e ricondurre fra gli uomini la virtù da lunghi anni smarrita. Al pari della religione egli teneva cosa santa la libertà politica degli uomini, considerava egualmente colpevoli i corruttori dei costumi e i tiranni. E perù le sue predicazioni erano una mistura di sacro e di politico, e il profeta tribuno spesso principiava dalle cose di Dio e finiva con gli affari dello Stato. E perchè era credente fervidissimo, non toccava nessuno dei dommi o dei misteri della chiesa cattolica, ma gridava riforma di costumi; e perchè gli ecclesiastici, tenuti per istituto a dare esempii di santità, erano corrotti, egli affermava da loro dovere cominciare la riforma; e come più rei degli uomini del secolo con maggiore veemenza contro loro scagliavasi, e massime contro il capo della Chiesa il quale diventava vie maggiormente rotto agli scandali e alla impudenze. Fra Girolamo in tal modo veniva destando ne'cuori di tutti il sentimento del vivere libero, che la lunga dominazione de' Medici aveva assopito e quasi spento. Nè i capi del governo osarono in sulle prime impedire le sue predicazioni. Non ostante che Savonarola procedesse avverso a Lorenzo dei Medici e lo tenesse come usurpatore della libertà del fiorentino popolo, vuoisi che egli vedendo appressarsi la morte chiamasse il fiero frate e da lui implorasse il perdono dei peccati, e che l'uomo di


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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